Da sempre, Signore, Tu parli in me nel linguaggio semplice e sereno della mia profonda esistenza.
Ma mi rifiuto di ascoltarTi.
Perché non usi il linguaggio dei miei poveri desideri, delle mie tristi soddisfazioni, della felicità che spero?
Tu Ti ostini a interpellarmi attraverso gli avvenimenti della mia vita, attraverso disagi e fallimenti e, soprattutto, attraverso tutti i miei poveri tentativi di fare a meno di Te.
Non è che in fondo alla mia miseria, isolato nella mia sofferenza, annientato dall’impotenza,
che mi abituo alla Tua voce.
A poco a poco essa mi penetra, si infiltra, mi lavora.
Allora la vita ricomincia a circolare in me.Io so di nuovo chi sonoe non mi arrischio più a chiederTi chi sei perché so bene che Tu sei IL MIO SIGNORE.
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