" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "

" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "
"Piena di grazia Ti chiamo perchè la grazia Ti riempie; e se potessi, molta più grazia Ti darei. Il Signore è con Te, anche più di quanto Tu sia con Dio; la Tua Carne non è più Carne Tua, il Tuo Sangue è per due. E benedetta sarai tra tutte le donne, perchè, se sei Madre di tutti, chi potrebbe non amarTi?"

27 luglio 2010

GIUDIZIO UNIVERSALE

Dopo una vita semplice e serena, una donna morì e si trovò subito a far parte di una lunga e ordinatissima processione di persone che avanzavano lentamente verso il Giudice Supremo. Man mano che si avvicinava alla mèta, udiva sempre più distintamente le parole del Signore.
Udì così che il Signore diceva ad uno:

"Tu mi hai soccorso quando ero ferito sull'autostrada e mi hai portato all'ospedale, entra nel mio Paradiso".
Poi ad un altro: "Tu hai fatto un prestito senza interessi ad una vedova, vieni a ricevere il premio eterno".
E ancora: "Tu hai fatto gratuitamente operazioni chirurgiche molto difficili, aiutandomi a ridare la speranza a molti, entra nel mio Regno". E così via.
La povera donna venne presa dallo sgomento perché, per quanto si sforzasse, non ricordava di aver fatto in vita sua niente di eccezionale. Cercò di lasciare la fila per avere il tempo di pensare, ma non le fù assolutamente possibile: un angelo sorridente ma deciso non le permise di abbandonare la lunga coda.
Col cuore che le batteva forte, e tanto timore, arrivò davanti al Signore. Subito si sentì avvolta dal suo sorriso.
"Tu hai stirato tutte le mie camicie... Entra nella mia felicità".

A volte è così difficile immaginare quanto sia straordinario l'ordinario.

STAI CON ME


Stai con me, e io inizierò a risplendere
come Tu risplendi,
a risplendere fino ad essere luce per gli altri.
.
La luce, o Gesù, verrà tutta da Te:
nulla sarà merito mio.
Sarai Tu a risplendere,
attraverso di me, sugli altri.
.
Fa' che io Ti lodi così
nel modo che Tu più gradisci,
risplendendo sopra tutti coloro
che sono intorno a me.
.
Dà luce a loro e dà luce a me;
illumina loro insieme a me, attraverso di me.
Insegnami a diffondere la Tua lode,
la Tua verità, la Tua volontà.
.
Fa' che io Ti annunci non con le parole
ma con l'esempio,
con quella forza attraente,
quella influenza solidale
che proviene da ciò che faccio,
con la mia visibile somiglianza ai Tuoi santi,
e con la chiara pienezza dell'amore
che il mio cuore nutre per Te.

(John Henry Newman)

IL LAVORO E' LA PRIMA VOCAZIONE DELL'UOMO



Il lavoro è la prima vocazione dell'uomo, è una benedizione di Dio, e si sbagliano, purtroppo, quelli che lo considerano un castigo. (Solco, 482)

Non appena fu creato, l'uomo dovette lavorare. Non sto inventando: basta aprire le prime pagine della Bibbia per leggere che — ancor prima che il peccato entrasse nell'umanità e, come conseguenza della trasgressione, comparissero la morte, le pene e le miserie [Cfr Rm 5, 12] — Dio formò Adamo col fango della terra, e creò per lui e per la sua discendenza questo mondo così bello, ut operaretur et custodiret illum [Gn 2, 15], perché lo lavorasse e lo custodisse.

Dobbiamo convincerci, pertanto, che il lavoro è una realtà meravigliosa che ci viene imposta come una legge inesorabile alla quale tutti, in un modo o nell'altro, siamo sottomessi, anche se qualcuno tenta di sottrarsi. Sappiatelo bene: quest'obbligo non è sorto come conseguenza del peccato originale, e tanto meno è una scoperta moderna. Si tratta di un mezzo necessario che Dio ci affida sulla terra, dando ampiezza ai nostri giorni e facendoci partecipi del Suo potere creatore, affinché possiamo guadagnare il nostro sostentamento e, nello stesso tempo, raccogliere frutti per la vita eterna [Gv 4, 36]: l'uomo nasce per lavorare, come gli uccelli per volare [Gb 5, 7].

Potreste farmi osservare che sono passati molti secoli, e che ben pochi la pensano così; che la maggioranza, semmai, si affanna per motivi ben diversi: gli uni, per il denaro; altri, per mantenere la famiglia; altri ancora, per raggiungere una certa posizione sociale, per sviluppare le proprie capacità, per soddisfare passioni disordinate, per contribuire al progresso sociale. In generale, la gente affronta le proprio occupazioni come una necessità da cui non può sfuggire.

Di fronte a questa visione piatta, egoista, gregaria, tu e io dobbiamo ricordarci e ricordare agli altri che siamo figli di Dio, ai quali, come ai personaggi della parabola evangelica, nostro Padre ha rivolto l'invito: Figlio, va' a lavorare nella vigna [Mt 21, 28]. Vi assicuro che, se ci impegniamo tutti i giorni a considerare i nostri doveri personali come una richiesta divina, impareremo a portare a termine il compito con la maggior perfezione umana e soprannaturale di cui siamo capaci. Forse qualche volta ci ribelleremo — come il figlio maggiore che rispose: Non voglio [Mt 21, 29] —, ma poi, pentiti, sapremo reagire, e ci dedicheremo con rinnovato impegno al compimento del dovere. (Amici di Dio, n. 57)

26 luglio 2010

IL MONDO, LUOGO DI INCONTRO CON DIO

Hai bisogno di formazione, perché devi avere un profondo senso di responsabilità, che promuova e incoraggi l'azione dei cattolici nella vita pubblica, nel rispetto dovuto alla libertà di ciascuno e ricordando a tutti che devono essere coerenti con la propria fede. (Forgia, 712)

Un uomo consapevole che il mondo - e non solo il tempio - è il luogo del suo incontro con Cristo, ama questo mondo, si sforza di raggiungere una buona preparazione intellettuale e professionale, e va formando - in piena libertà - il proprio criterio sui problemi dell'ambiente in cui opera; e di conseguenza prende le sue decisioni che, essendo decisioni di un cristiano, sono anche frutto di una riflessione personale, umilmente intesa a cogliere la Volontà di Dio in questi particolari piccoli e grandi della vita.

Ma a questo cristiano non viene mai in mente di credere o di dire che lui scende dal tempio al mondo per rappresentare la Chiesa, e che le sue scelte sono le soluzioni cattoliche di quei problemi. Questo non va, figli miei! Un atteggiamento del genere sarebbe clericalismo, cattolicesimo ufficiale o come volete chiamarlo. In ogni caso, vuol dire violentare la natura delle cose. Dovete diffondere dappertutto una vera mentalità laicale, che deve condurre a tre conclusioni:

a essere sufficientemente onesti da addossarsi personalmente il peso delle proprie responsabilità;

a essere sufficientemente cristiani da rispettare i fratelli nella fede che propongono - nelle materie opinabili - soluzioni diverse da quelle che sostiene ciascuno di noi;

e a essere sufficientemente cattolici da non servirsi della Chiesa, nostra Madre, immischiandola in partigianerie umane.

Interpretate quindi le mie parole per quello che sono: un appello all'esercizio - tutti i giorni! e non solo nelle situazioni di emergenza - dei vostri diritti; e all'esemplare compimento dei vostri doveri di cittadini - nella vita politica, nella vita economica, nella vita universitaria, nella vita professionale - addossandovi coraggiosamente tutte le conseguenze delle vostre libere decisioni, assumendo la responsabilità dell'indipendenza personale che vi spetta. E questa cristiana mentalità laicale vi consentirà di evitare ogni intolleranza e ogni fanatismo, ossia - per dirlo in modo positivo - vi farà convivere in pace con tutti i vostri concittadini e favorire anche la convivenza nei diversi ordini della vita sociale. (Colloqui, 117-118)

PADRE NOSTRO ...

Cerchi Dio? Desideri stare con Lui? Ma spesso quando cominci a parlare ti impappini e le parole non ti sfiorano, le senti vuote e ricorri alle formule, ma ti sembra di essere come un CD. Non entri nel cuore di quello che dici. Non ti senti toccare da Dio. Sei lontano...
Ma da quando hai sentito la voce di Gesù che ti insegnava a pregare... iniziando dalla preghiera più bella che l'uomo possa indirizzare a Dio, ti sei sentito catapultare più in là... fino a gustare il miele dello Spirito ogni volta che dici:
"Pater nostro"
.
.
Padre Nostro, che sei nei cieli,

sia santificato il Tuo Nome,

venga il Tuo Regno,

sia fatta la Tua volontà,

come in Cielo, così in Terra.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano,

e rimetti a noi i nostri debiti

come noi li rimettiamo ai nostri debitori,

e non ci indurre in tentazione,

ma liberaci dal male. Amen.

.
.
.
Senti come ogni parola lascia la sua impronta... dà forma a tutta la nostra vita e apre nuove vie alla preghiera cristiana in questo tempo magnifico che è l'alba del terzo millennio.
.
Ave Maria!

25 luglio 2010

SE SEI NELLA TEMPESTA, RICORRI A MARIA !


(per ingrandire l'immagine, cliccarci sopra)

L'AMORE AUTENTICO E PURO FRA UN UOMO E UNA DONNA


Non manchino ogni giorno un «Gesù ti amo» e una comunione spirituale - almeno -, in riparazione per tutte le profanazioni e i sacrilegi che Egli patisce per stare con noi. (Solco, 689)

E adesso, figlie e figli miei, permettetemi di soffermarmi su di un altro aspetto - particolarmente toccante - della vita di tutti i giorni.
Mi riferisco all'amore umano, l'amore autentico e puro fra un uomo e una donna, il fidanzamento, il matrimonio. Mi preme di dire una volta ancora che questo santo amore umano non è qualcosa di semplicemente consentito o tollerato, accanto alle vere attività dello spirito, come potrebbe sottintendersi in quei falsi spiritualismi cui alludevo dianzi. Sono quarant'anni che sto predicando a viva voce e per iscritto tutto il contrario, e finalmente cominciano a comprenderlo quelli che non lo capivano.

L'amore che conduce al matrimonio e alla famiglia può essere anch'esso un cammino divino, vocazionale, meraviglioso, una strada per la completa dedicazione al nostro Dio. Fate le cose con perfezione, vi ricordavo, mettete amore nelle piccole attività della giornata, scoprite - insisto ancora - quel qualcosa di divino nascosto nei particolari: tutta questa dottrina ha speciale applicazione nello spazio vitale in cui si muove l'amore umano. (Colloqui con Mons. Escrivá, 121)

METTERE CRISTO AL VERTICE DI TUTTE LE ATTIVITA' UMANE



Qualsiasi attività — umanamente importante o no — deve trasformarsi per te in un mezzo per servire il Signore e gli uomini: è questa la vera misura della sua importanza. (Forgia, 684)

Lavora sempre, e in tutto, con sacrificio, per mettere Cristo al vertice di tutte le attività umane.(Forgia, 685)

La corrispondenza alla grazia sta anche nelle piccole cose della giornata, che sembrano senza importanza e, invece, hanno la trascendenza dell'Amore. (Forgia, 686)

Non bisogna dimenticare che il lavoro umanamente degno, nobile e onesto, può — e deve! — essere elevato all'ordine soprannaturale, e diventare un'occupazione divina. (Forgia, 687)

Gesù, nostro Signore e Modello, crescendo e vivendo come uno di noi, ci rivela che l'esistenza umana — la tua —, le occupazioni comuni e ordinarie, hanno un senso divino, di eternità. (Forgia, 688)

" IL SIGNORE - DICONO! - LI ABBANDONA: CHE COSA FANNO, LORO, CON DIO? "


C'è una notevolissima quantità di cristiani che sarebbero apostoli..., se non avessero paura. Sono gli stessi che poi si lamentano, perché il Signore - dicono! - li abbandona: che cosa fanno, loro, con Dio? (Solco, 103)

La nostra missione di cristiani è di proclamare la regalità di Cristo, annunciandola con le nostre parole e le nostre opere. Il Signore vuole che i Suoi fedeli raggiungano ogni angolo della terra. Ne chiama alcuni nel deserto, lontano dalle preoccupazioni della società umana, per ricordare agli altri, con la loro testimonianza, che Dio esiste. Ad altri affida il ministero sacerdotale. Ma i più li vuole in mezzo al mondo, nelle occupazioni terrene. Pertanto, questi cristiani devono portare Cristo in tutti gli ambienti in cui gli uomini agiscono: nelle fabbriche, nei laboratori, nei campi, nelle botteghe degli artigiani, nelle strade delle grandi città e nei sentieri di montagna.

Mi piace ricordare a questo proposito la scena della conversazione di Cristo coi discepoli di Emmaus. Gesù cammina insieme a due uomini che hanno perso quasi ogni speranza, tanto che la vita comincia a sembrar loro priva di significato. Ne comprende il dolore, entra nel loro cuore, comunica loro qualcosa della vita che palpita in Lui.

Quando arrivano al villaggio e Gesù fa mostra di proseguire, quei due discepoli Lo trattengono e quasi Lo costringono a restare con loro.

Lo riconoscono più tardi, quando spezza il pane: « Il Signore — esclamano — è stato con noi ». Ed essi si dissero l'un l'altro: « Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture? ».

Ogni cristiano deve rendere presente Cristo fra gli uomini; deve agire in modo tale che quelli che lo avvicinano riconoscano il bonus odor Christi, il profumo di Cristo; deve comportarsi in modo che nelle azioni del discepolo si scorga il volto del Maestro. (E' Gesù che passa, 15)

L'ATTO DI ABBANDONO IN GESU'



"PERCHE' VI CONFONDETE AGITANDOVI?

Lasciate a Me la cura delle vostre cose e tutto si calmerà. Vi dico, in verità, che ogni atto di vero, ricco e completo abbandono in Me, produce l'effetto che desiderate e risolve le situazioni spinose. Abbandonarsi a Me non significa arrovellarsi, sconvolgersi e disperarsi, volgendo poi a Me una preghiera agitata perché Io segua voi. E' cambiare l'agitazione in preghiera. Abbandonarsi significa chiudere placidamente gli occhi dell'anima, stornare il pensiero dalla tribolazione e rimettersi a Me perché io solo operi, dicendo: Gesù, confido in Te. E' contro l'abbandono la preoccupazione, l'agitazione e il volere pensare alle conseguenze di un fatto.

E' come la confusione che portano i fanciulli, che pretendono che la mamma non pensi alle loro necessità, e vogliono pensarci essi stessi, intralciando con le loro idee e le loro fisime infantili il suo lavoro.
Chiudete gli occhi e lasciatevi portare dalla corrente della Mia grazia, chiudete gli occhi e lasciateMi lavorare, chiudete gli occhi e pensate al momento presente, stornando il pensiero dal futuro come da una tentazione; riposate in Me credendo alla Mia bontà e vi giuro che per il Mio Amore che, dicendoMi, con queste disposizioni, confido in Te, Io ci penso in pieno, vi consolo, vi libero, vi conduco.
E quando debbo portarvi in una vita diversa da quella che vedete voi, Io vi addestro, vi porto nelle Mie braccia, vi faccio trovare, come bimbi addormentati nelle braccia materne, dall'altra riva. Quello che vi sconvolge e vi fa male immenso è il vostro ragionamento, il vostro pensiero, il vostro assillo ed il volere ad ogni costo provvedere voi a ciò che vi affligge.

Quante cose Io opero quando l'anima, tanto nelle sue necessità spirituali quanto in quelle materiali, si volge a Me dicendoMi: confido in Te!, e chiude gli occhi e riposa.
Avete poche grazie quando vi assillate per produrle, ne avete moltissime quando la preghiera è affidamento pieno a Me.
Voi, nel dolore, pregate perché Io operi, ma perché Io operi come credete….Non vi rivolgete a Me, ma volete che Io Mi adatti alle vostre idee, non siete infermi che domandano al medico la cura, ma gliela suggeriscono.
Non fate così, ma pregate come vi ho insegnato nel Pater: sia santificato il Tuo Nome, cioè sii glorificato in questa mia necessità, venga il Tuo Regno, cioè tutto concorra al Tuo Regno in noi e nel mondo; sia fatta la Tua Volontà come in cielo così in terra, cioè disponi Tu in questa necessità come meglio Ti pare, per la vita nostra terrena e corporale.

Se Mi dite davvero: sia fatta la Tua Volontà, che è come dire: pensaci Tu, io intervengo con tutta la Mia onnipotenza e risolvo le situazioni più chiuse.
Ti accorgi che il malanno incalza invece di decadere? Non ti agitare, chiudi gli occhi e diMMi con fiducia: sia fatta la Tua Volontà, pensaci Tu!
Ti dico che Io ci penso e che intervengo come medico e compio anche un miracolo, quando occorre.
Vedi che la situazione peggiora? Non ti sconvolgere; chiudi gli occhi e dì: confido in Te! Ti dico che Io ci penso, e che non c'è medicina più potente di un Mio intervento d'amore.

Ci penso solo quando chiudete gli occhi.

Voi siete insonni, voi volete tutto valutare, tutto scrutare, a tutto pensare e vi abbandonate così alle forze umane e peggio agli uomini, confidando nel loro intervento. E' questo che intralcia le Mie parole e le Mie vedute. Oh, come Io desidero da voi questo abbandono per beneficiarvi e come Mi addoloro nel vedervi agitati!

Satana tende proprio a questo: ad agitarvi per sottrarvi alla Mia azione e gettarvi in preda alle iniziative umane; confidate perciò in Me solo, riposate in Me, abbandonatevi a Me in tutto.
Io faccio miracoli in proporzione del pieno abbandono a Me, e del nessun pensiero di voi.
Io spargo tesori di grazia quando voi siete nella piena povertà. Se avete vostre risorse, anche poche, o se le cercate, siete nel campo naturale e seguite quindi un percorso naturale delle cose che è spesso intralciato da satana. Nessun ragionatore ha fatto miracoli, neppure tra i Santi. Opera divinamente chi si abbandona in Dio.

Quando vedi che le cose si complicano, dì con gli occhi dell'anima, chiusi: Gesù, confido in Te! Fa così per tutte le tue necessità! Fate così tutti e vedrete grandi, continui e silenziosi miracoli!
Ve lo giuro per il Mio Amore.

21 luglio 2010

METTERE CRISTO IN MEZZO AI POVERI

Per «il sentiero del giusto malcontento», le masse se ne sono andate e continuano ad andarsene. Fa male..., però, quante persone risentite abbiamo fabbricato tra coloro che sono spiritualmente o materialmente bisognosi! Bisogna tornare a mettere Cristo in mezzo ai poveri e agli umili: è proprio fra loro che Egli sta più volentieri. (Solco, 228).

I poveri diceva quel nostro amico sono il mio miglior libro spirituale e il motivo principale delle mie preghiere. Soffro per loro, e soffro per Cristo in loro. E, siccome mi addolora, capisco che Lo amo e che li amo. (Solco, 827)

Gesù nostro Signore ha tanto amato gli uomini, che si è incarnato, ha preso la nostra natura ed è vissuto in contatto quotidiano con poveri e ricchi, con giusti e peccatori, con giovani e vecchi, con gentili e giudei.

Ha dialogato costantemente con tutti: con quelli che gli volevano bene e con quelli che cercavano solo il modo di travisare le sue parole, per condannarlo.

— Cerca di comportarti anche tu come il Signore. (Forgia, 558)

Non ti rallegra provare così da vicino la povertà di Gesù?... Com'è bello essere privi anche del necessario! Però come Lui: in modo nascosto e silenzioso. (Forgia, 732)

PORTA SUL PETTO IL SANTO SCAPOLARE


Porta sul petto il santo scapolare del Carmine. —Poche devozioni —ci sono molte e bellissime devozioni mariane— sono così radicate tra i fedeli e così ricche di benedizioni dei Pontefici. —E poi, è così materno quel privilegio sabatino! (Cammino, 500)

Quando ti domandarono quale immagine della Madonna t'ispirava più devozione, e rispondesti —come chi ne ha ben fatto esperienza— “Tutte”, compresi che eri un figlio buono: perciò ti piacciono —“Mi fanno innamorare”, dicesti— tutti i ritratti di tua Madre. (Cammino, 501)

Maria, maestra di orazione. — Guarda come prega Suo Figlio, a Cana. E come insiste, senza perderSi d'animo, con perseveranza. — E come ottiene.

—Impara. (Cammino, 502).

Se vuoi essere fedele, sii molto mariano.

La Madre nostra —dall'annuncio dell'Angelo fino alla Sua agonia al piedi della Croce — non ha avuto altro cuore né altra vita che quella di Gesù.

Ricorri a Maria con tenera devozione di figlio, ed Ella ti otterrà la lealtà e l'abnegazione che desideri. (Via Crucis, Stazione. XIII, n.4)

CHE BELLO ESSERE GIULLARE DI DIO!

A volte, qualcuno mi ha detto: Padre, io mi sento stanco e freddo; quando prego o compio qualche norma di pietà, mi sembra di star facendo una commedia... A questo amico, e a te — se ti trovi nella stessa situazione —, rispondo: una commedia? — Gran cosa, figlio mio! Fa' la commedia! Il Signore è il tuo spettatore!: il Padre, e il Figlio, e lo Spirito Santo; la Trinità Beatissima ci starà contemplando, nei momenti in cui “facciamo la commedia”. — Agire così davanti a Dio, per amore, per farGli piacere, quando si vive contropelo, com'è bello! Essere giullare di Dio! Come è stupenda questa recita compiuta per Amore, con sacrificio, senza alcuna soddisfazione personale, per compiacere il nostro Signore! — Questo sì che è vivere d'Amore. (Forgia, 485)

Non vi nascondo che, nel corso degli anni, mi hanno avvicinato persone che con dolore mi hanno detto: «Padre, non so che cosa succede, ma mi sento stanco e freddo; la mia vita di pietà, prima tanto sicura e semplice, mi sembra divenuta una commedia...». A chi si trova in questa situazione e a tutti voi rispondo: «Una commedia? Benissimo! Il Signore sta giocando con noi, come un padre coi figli».

Si legge nella Scrittura: Ludens in orbe terrarum [Pro 8, 31], Dio si ricrea sul globo terrestre e non ci abbandona, infatti subito aggiunge: Deliciae meae esse cum filiis hominum [Pro 8, 31], ho posto le mie delizie tra i figli dell'uomo.

Il Signore gioca con noi! Quando ci sembra di star facendo la commedia, perché ci sentiamo freddi, apatici; quando siamo annoiati e senza volontà; quando ci riesce difficile compiere il nostro dovere e raggiungere le mète spirituali che ci eravamo prefissi, è giunta l'ora di pensare che Dio gioca con noi e attende che Gli rappresentiamo la nostra 'commedia' con bravura.

Non mi importa dirvi che il Signore, in certe occasioni mi ha concesso molte grazie; di solito, però, vado contropelo. Seguo il mio piano, non perché mi attrae, ma perché devo farlo, per Amore. «Ma, Padre, si può fare la commedia con Dio? Non è ipocrisia?» Stai tranquillo: per te è venuto il momento di recitare una commedia umana davanti a uno spettatore divino. Persevera, perché il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo contemplano la tua commedia; fa' tutto per amor di Dio, per farGli piacere, anche se ti costa.

Che bella cosa essere giullare di Dio! Che cosa buona recitare la commedia per Amore, con sacrificio, senza cercare la soddisfazione personale, per piacere a Dio nostro Padre, che gioca con noi! Mettiti di fronte al Signore e confidaGli:

«Non ho nessuna voglia di fare la tal cosa, tuttavia la offrirò per Te».

Poi falla davvero, anche se pensi che sia una commedia. Benedetta commedia! Ti assicuro che non è ipocrisia, perché gli ipocriti hanno bisogno di pubblico per la loro messinscena. Invece, gli spettatori della nostra commedia — lasciami ripetere — sono il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, la Vergine Santissima, san Giuseppe e tutti gli angeli e i santi del Cielo. La nostra vita interiore non racchiude in sè altro spettacolo che questo: Cristo che passa quasi in occulto [Cfr Gv 7, 10], quasi nascosto. (Amici di Dio, 152)

LA FIDUCIA IN DIO

La spiritualità della fiducia è essenziale alla vita spirituale e apostolica. Bisogna ricordare che è Dio il Salvatore del mondo. Egli ci esige di fare solo tutto ciò che possiamo e il resto, lasciamolo fare a Lui.
Quindi, sia nel cammino spirituale personale che nel servizio apostolico, dobbiamo fare tutto ciò che possiamo, senza preoccuparci del risultato. Il risultato è "problema" di Dio, non nostro.

Questa spiritualità di fiducia è fonte di libertà e creatività, perché non ti misuri più sull'approvazione della gente o sui calcoli di interessi personali, ma ti insegna a riferirti sempre a Dio. Egli parla nel tuo cuore, nella Sua Parola, nei Sacramenti e nel Magistero della Chiesa.

Joseph Dinh Duc Dao

LA CASTITA' E' UNA VIRTU'

Mi hai scritto, medico apostolo: “Tutti sappiamo per esperienza che possiamo essere casti, se siamo vigilanti, se frequentiamo i Sacramenti e spegniamo le prime scintille della passione senza lasciare che avvampi il fuoco. Ed è proprio fra i casti che si contano gli uomini più integri sotto tutti gli aspetti. E fra i lussuriosi predominano i timidi, gli egoisti, i falsi e i crudeli, tipi caratteristici di scarsa virilità”. (Cammino, 124)

Il tuo comportamento non deve limitarsi a evitare le cadute, l'occasione. Non deve ridursi in alcun modo a una negazione fredda e matematica.

Ti sei convinto che la castità è una virtù e che, come tale, deve crescere e perfezionarsi? Non basta, ripeto, essere continenti ciascuno secondo il suo stato: dobbiamo vivere castamente, con virtù eroica. Tale atteggiamento richiede un atto positivo, con cui accettiamo di buon grado la richiesta divina: Praebe, fili mi, cor tuum mihi et oculi tui vias meas custodiant [Pro 23, 26], figlio mio, dammi il tuo cuore, e piacciano ai tuoi occhi le mie vie.

Ti chiedo ora: come affronti questa lotta? Sai bene che se sostieni la lotta dall'inizio, sei già vittorioso. Allontanati immediatamente dal pericolo, appena avverti i primi segni della passione, e anche prima. Parla subito con chi ti dirige; meglio, parla prima, se è possibile, perché se apri il cuore spalancandolo bene, non sarai sconfitto. Un atto dopo l'altro formano un'abitudine, un'inclinazione, un'idoneità. Perciò bisogna lottare per ottenere l'abitudine della virtù, l'abitudine della mortificazione, per non respingere l'Amore degli Amori.

Meditiamo il monito di San Paolo a Timoteo: Te ipsum castum custodi [1 Tm 5, 22], conservati puro!, per essere anche noi sempre vigilanti, decisi a custodire il tesoro che Dio ci ha affidato. Nel corso della mia vita, quante persone ho sentito esclamare: «Se avessi troncato all'inizio!». E lo dicevano piene di afflizione e di vergogna. (Amici di Dio, 182)

L'ORAZIONE: " CONVERSAZIONE AMOROSA CON GESU' "

Ho sempre inteso l'orazione del cristiano come una conversazione amorosa con Gesù, che non si deve interrompere neppure nei momenti in cui siamo fisicamente lontani dal Tabernacolo, perché tutta la nostra vita è fatta di strofe d'amore umano, rivolte a Dio..., e sempre siamo in grado di amare. (Forgia, 435)

Non manchino mai, nella nostra giornata, alcuni minuti dedicati in modo speciale a frequentare Dio, elevando verso di Lui il nostro pensiero, senza che le parole debbano affiorare alle labbra, perché cantano nel cuore. Dedichiamo a questa norma di pietà un sufficiente periodo di tempo, a ora fissa, se è possibile. E accanto al Tabernacolo, facendo compagnia a Colui che vi Si è stabilito per Amore. Ma se questo non è possibile, in un luogo qualsiasi, perché il nostro Dio dimora in modo ineffabile nelle nostre anime in grazia. Ti consiglio, comunque, di recarti in oratorio, sempre che possa: e faccio attenzione a non chiamarlo cappella, perché sia più chiaro che si tratta di un luogo ove stare non già con atteggiamento da cerimonia ufficiale, bensì in raccoglimento e intimità per innalzare la mente al cielo, convinti che dal Tabernacolo Gesù ci vede, ci ascolta, ci attende e ci presiede, perché Egli è là, realmente presente, nascosto sotto le specie sacramentali.

Ognuno di voi, se vuole, può trovare la sua propria via per questo colloquio con Dio. Non mi piace parlare di metodi o di formule, perché non mi è mai garbato costringere la gente dentro schemi rigidi: ho cercato di aiutare tutti ad avvicinarsi al Signore rispettando ogni anima così com'è, con le sue caratteristiche proprie. Chiedete al Signore che metta i Suoi progetti nella vostra vita; non solo nella mente, ma anche nell'intimo del cuore e in tutta la nostra attività esterna. Siate sicuri che in tal modo vi risparmierete una gran parte delle amarezze e delle pene che l'egoismo procura e sentirete la forza di promuovere il bene attorno a voi. Quante contrarietà si dileguano quando interiormente ci mettiamo ben vicini al nostro Dio che non ci abbandona mai! Si rinnova, con modalità diverse, quell'amore per i suoi, per i malati, per gli infelici, che fa dire a Gesù: «Che ti succede?». «Mi succede...» e, subito, la luce o, almeno, la forza di accettare, e la pace.

Invitandoti a queste confidenze con il Maestro, mi riferisco soprattutto alle difficoltà che nascono dentro di te, perché la maggior parte degli ostacoli alla nostra felicità provengono da un orgoglio più o meno nascosto. Ci giudichiamo di grande valore e dotati di qualità straordinarie; e quando gli altri non ci stimano tali, ci sentiamo umiliati. Ecco una buona occasione per ricorrere alla preghiera e rettificare, con la convinzione che non è mai tardi per cambiare di rotta. Ma è molto opportuno dare inizio a questo cambiamento quanto prima.

Nell'orazione, con l'aiuto della grazia, la superbia può trasformarsi in umiltà. E germoglia nell'anima la vera gioia, pur dovendo costatare che ancora portiamo del fango sulle ali, la melma della nostra triste miseria, che comincia a essiccarsi. Più tardi, con l'aiuto ella mortificazione, quel fango cadrà, e potremo volare molto in alto, perché il vento della Misericordia di Dio ci sarà favorevole. (Amici di Dio, 249)

CERCA DI ATTENERTI AD UN PIANO DI VITA

Assoggettarsi a un piano di vita, a un orario —mi hai detto— è così monotono! E ti ho risposto: c'è monotonia perché manca Amore. (Cammino, 77)

Cerca di attenerti a un piano di vita, con costanza: alcuni minuti di orazione mentale, assistere alla santa Messa — ogni giorno se ti è possibile — e ricevere la Comunione, ricorrere con regolarità al santo Sacramento del perdono — anche se la tua coscienza non ti accusa di peccato mortale —, la visita a Gesù nel Tabernacolo, la recita del santo Rosario con la contemplazione dei misteri, e tante altre pratiche stupende che già conosci o puoi imparare.

Non devono diventare norme rigide, compartimenti stagni; indicano un cammino duttile, adattato alla tua condizione di uomo che vive in mezzo al mondo, con un lavoro professionale intenso, con dei doveri e delle relazioni sociali: da non trascurare, perché proprio in quei compiti continui a incontrare il Signore. Il tuo piano di vita deve essere come un guanto di gomma che si adatta perfettamente alla mano che lo calza.

Non dimenticare che quello che conta non è fare molte cose; limitati a compiere, con generosità, quelle cose che puoi fare ogni giorno, sia che ne abbia o no la voglia. Quelle pratiche ti condurranno, quasi senza che te ne avveda, all'orazione contemplativa. Germoglieranno sempre di più dalla tua anima gli atti di amore, le giaculatorie, gli atti di ringraziamento e di riparazione, le comunioni spirituali. E tutto ciò mentre assolvi i tuoi obblighi: mentre prendi il telefono o sali su un mezzo di trasporto, mentre chiudi o apri una porta, quando passi davanti a una chiesa, quando inizi un nuovo compito, o mentre lo svolgi o quando lo concludi; farai tutto alla presenza di Dio, tuo Padre. (Amici di Dio, 149)

20 luglio 2010

NON VOLER ESSERE ADULTO. BAMBINO, BAMBINO SEMPRE!

Non voler essere adulto. —Bambino, bambino sempre, anche se stessi per morire di vecchiaia. —Quando un bambino inciampa e cade, nessuno si sorprende...: suo padre si affretta a rialzarlo. Quando a inciampare e cadere è un adulto, il primo moto è il riso. —A volte, passato quel primo impulso, il ridicolo cede alla pietà. —Ma gli adulti devono rialzarsi da soli. La tua triste esperienza quotidiana è piena di ostacoli e di cadute. Che sarebbe di te se non fossi sempre più bambino? Non voler essere adulto. —Bambino, e, quando inciampi, ti risollevi la mano di tuo Padre-Dio. (Cammino, 870)

La devozione che nasce dalla filiazione divina è un atteggiamento profondo dell'anima, che finisce per informare tutta l'esistenza: è presente in tutti i pensieri, in tutti i desideri, in tutti gli affetti. Non avete visto che in famiglia i figli, pur senza rendersene conto, imitano i genitori, ne ripetono i gesti, le abitudini, e concordano con loro in tanti atteggiamenti?

Lo stesso succede nel comportamento di un buon figlio di Dio: si arriva — senza sapere come, né per quale via — a un meraviglioso deificarsi, che ci permette di inquadrare gli avvenimenti col rilievo soprannaturale della fede; si arriva ad amare tutti gli uomini come li ama il nostro Padre del Cielo e — cosa ancora più importante — si acquista nuovo brio nel nostro sforzo quotidiano di avvicinarci al Signore. Non contano le miserie — ripeto — perché ci sono le braccia amorose di Dio nostro Padre per rialzarci. (Amici di Dio, 146)

QUESTE CRISI MONDIALI SONO CRISI DI SANTI

È giunto per noi un giorno di salvezza, di eternità. Una volta ancora si odono i richiami del Pastore Divino, le Sue parole affettuose: “Vocavi te nomine tuo” — ti ho chiamato per nome.
Come nostra madre, Egli ci invita per nome. Anzi: con il nomignolo affettuoso, familiare. — Laggiù, nell'intimità dell'anima, chiama, e bisogna rispondere: “Ecce ego, quia vocasti me” — eccomi, perché mi hai chiamato, deciso stavolta a non permettere che il tempo passi come l'acqua sui ciottoli, senza lasciare traccia. (Forgia, 7)

Voi e io facciamo parte della famiglia di Cristo, perché in Lui Dio ci ha scelti prima della creazione del mondo, per essere santi e immacolati al sSuo cospetto nella carità, predestinandoci a essere Suoi figli adottivi per opera di Gesù Cristo, secondo il beneplacito della Sua volontà (...)

La mèta che vi propongo — o meglio, la meta che Dio indica a noi tutti — non è un miraggio o un ideale irraggiungibile: potrei portarvi molti esempi di gente della strada, come voi e come me, uomini e donne, che hanno incontrato Gesù che passa quasi in occulto [Gv 7,10] per i crocicchi apparentemente più usuali, e si sono decisi a seguirLo, abbracciando con amore la croce di ogni giorno [Cfr Mt 16,24]. In questo tempo di sgretolamento generale, di cedimenti e di scoraggiamenti, o di libertinaggio e di anarchia, mi sembra ancor più attuale la semplice e profonda convinzione che, agli inizi del mio lavoro sacerdotale, e sempre, mi ha consumato nel desiderio di comunicarla a tutta l'umanità: queste crisi mondiali sono crisi di santi. (...)

Vita interiore: è un'esigenza della chiamata che il Maestro ha acceso nell'anima di tutti. Dobbiamo essere santi — se mi consentite l'espressione — da capo a piedi: cristiani veri, autentici, canonizzabili; altrimenti avremo fallito come discepoli dell'unico Maestro. Badate inoltre che Dio, fissando la Sua attenzione su di noi, concedendoci la grazia che ci sostiene nella lotta per raggiungere la santità in mezzo al mondo, ci impone anche l'obbligo dell'apostolato. (Amici di Dio, nn. 2-5)

L'AMORE


Come l'amore vi incorona,
così vi crocifigge;
e come vi matura, così vi poterà.
Come esso sale sulla vostra cima
e accarezza i rami che fremono
più teneri al sole,
così discenderà alle vostre radici,
e laggiù le scuoterà
dove più forte aderiscono alla terra.
Vi accoglie in sé, covoni di grano.
Vi batte finché non sarete spogli.
Vi staccia per liberarvi dalle reste.
Vi macina per farvi neve.
Vi plasma finché non siete cedevoli alle mani.
E vi consegna al suo sacro fuoco,
perché voi siate il pane sacro
della mensa di Dio.
In voi tutto ciò compie l'amore,
affinché conosciate il segreto del vostro cuore,
e possiate farvi frammenti del cuore della vita.

11 luglio 2010

QUANDO DEVI CORREGGERE, FALLO CON CARITA'

Sarai buono solo se saprai vedere le cose buone e le virtù degli altri. — Pertanto, se devi correggere, fallo con carità, nel momento opportuno, senza umiliare... e con la disposizione di imparare e di migliorare tu stesso in ciò che correggi. (Forgia, 455)

Per curare una ferita, innanzitutto la si pulisce bene, anche tutt'intorno, fino a una buona distanza. Il chirurgo lo sa benissimo che fa male; ma se evita questa operazione, dopo farà ancora più male. Inoltre, applica subito il disinfettante: brucia — 'pizzica', come si dice —, mortifica, ma non si può fare a meno di usarlo, per evitare che la piaga si infetti.

Se per la salute corporale è evidente il dovere di prendere queste misure, anche se si tratta di leggere escoriazioni nelle cose grandi della salute dell'anima — nei punti nevralgici della vita di una persona — figuriamoci se non ci sarà da lavare, da incidere, da pulire, da disinfettare, e da soffrire! La prudenza ci impone questi interventi e di non rifuggire dal dovere, perché passar sopra denoterebbe una grave mancanza di criterio, e anche un grave attentato alla giustizia e alla fortezza.

Siate persuasi che il cristiano, se davvero vuole agire con rettitudine, al cospetto di Dio e al cospetto degli uomini, ha bisogno di tutte le virtù, almeno in potenza. Qualcuno mi domanderà: 'Padre, e le mie debolezze?'. Ecco la risposta: 'Quando un medico è malato, smette forse di curare, anche se è afflitto da una malattia cronica? La sua malattia gli impedirà forse di prescrivere ad altri malati la medicina opportuna? Certamente no: per curare, gli basta possedere la scienza adeguata e metterla in pratica, con lo stesso interesse con cui combatte la propria infermità'. (Amici di Dio, 161)

NON TI DIMENTICARE DEL FICO MALEDETTO


Utilizzami bene il tempo. —Non ti dimenticare del fico maledetto. Faceva già qualcosa: dare foglie. Come te... —Non dirmi che hai delle scuse. —Non valse al fico —narra l'Evangelista— il fatto che non fosse tempo di fichi quando il Signore andò a cercarne. — E rimase sterile per sempre. (Cammino, 354)

Torniamo al Santo Vangelo e soffermiamoci a considerare quello che riferisce San Matteo nel capitolo ventunesimo. Ci racconta che, rientrando al mattino in città, Gesù ebbe fame. Vedendo un fico sulla strada vi si avvicinò [Mt 21, 18-19], Che gioia, Signore, vedere che hai fame, o vedere che hai sete, come al pozzo di Sicar! [Cfr Gv 4, 7]. (...)

Come ti fai capire bene, Signore! Come ti fai amare! Ti presenti a noi come uno di noi, uguale in tutto, eccetto il peccato: per farci toccare con mano che assieme a Te potremo vincere le nostre cattive inclinazioni, le nostre colpe. Perché né fatica, né fame, né sete, né lacrime contano più... Cristo fu stanco, provò la fame, ebbe sete, pianse. Quello che conta è la lotta — lotta amabile, poiché il Signore resta sempre con noi — per compiere la Volontà del Padre che è nei Cieli [Cfr Gv 4, 34]. (...)

Si accostò al fico, ma vi trovò soltanto foglie [Mt 21, 19]: una vergogna! È così anche nella nostra vita? Accade anche a noi, tristemente, che facciano difetto la fede e la vibrazione dell'umiltà, e non appaiano né sacrifici né opere? Che del cristiano ci sia solo la facciata ma non le opere? È da sgomentarsene, perché Gesù comanda: 'Da te non nasca più frutto in eterno'. E, nello stesso istante, il fico seccò [Mt 21, 19]. Questo passo della Sacra Scrittura ci rattrista, ma al tempo stesso ci incoraggia a ravvivare la fede, a vivere secondo la fede, affinché Cristo raccolga sempre frutto da noi. (Amici di Dio 201-202)

NON TRASCURARE LA PRATICA DELLA CORREZIONE FRATERNA

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Non trascurare la pratica della correzione fraterna, manifestazione chiara della virtù soprannaturale della carità. Costa; è più comodo non immischiarsi; più comodo!, ma non è soprannaturale. — E di queste omissioni renderai conto a Dio. (Forgia, 146)

Quando nella nostra vita o in quella degli altri notiamo 'qualcosa che non va', qualcosa che richiede l'aiuto spirituale e umano che noi figli di Dio possiamo dare, sarà una chiara manifestazione di prudenza applicare il rimedio opportuno, a fondo, con carità e con fortezza, con sincerità. Non c'è posto per le inibizioni. È sbagliato pensare che i ritardi e le omissioni risolvano i problemi.

La prudenza vuole che, quando la situazione lo richiede, si adoperi la medicina, totalmente e senza palliativi, dopo aver messo allo scoperto la piaga. Non appena notate i più piccoli sintomi del male, sia che dobbiate curare, sia che dobbiate essere curati, siate sinceri, veritieri. In questi casi si deve permettere, a chi è in grado di sanare in nome di Dio, di spremere da lontano, e poi più da vicino, sempre più vicino, per far uscire tutto il pus, in modo che il focolaio d'infezione resti ben pulito. Innanzitutto dobbiamo fare così con noi stessi e con coloro che, per motivi di giustizia o di carità, siamo obbligati ad aiutare; lo raccomando soprattutto ai genitori e a coloro che si dedicano a compiti di formazione e di insegnamento. (Amici di Dio, 157)

APRITE L'ANIMA ! VI GARANTISCO LA FELICITA' !

Chi nasconde al proprio Direttore una tentazione, condivide un segreto col demonio. È diventato amico del nemico. (Solco, 323)

Dite per primo ciò che non vorreste che si sapesse. Abbasso il demonio muto! Un piccolo problema, a forza di rigirarlo, diventa una valanga, come succede con la neve, e ne rimanete imprigionati. Perché? Aprite l'anima! Vi garantisco la felicità, cioè la fedeltà al cammino cristiano, se siete sinceri. Chiarezza e semplicità sono disposizioni assolutamente necessarie; dobbiamo aprire l'anima, spalancarla ben bene, perché vi entrino il sole di Dio e il calore dell'Amore.

Ad allontanare da una totale sincerità non è sempre un motivo torbido; a volte basta un errore di coscienza. Alcune persone hanno formato — deformato — la loro coscienza al punto che il mutismo, la mancanza di semplicità, sembra loro una cosa retta: pensano che sia bene tacere. Succede anche ad anime che hanno ricevuto una buona preparazione, che conoscono le cose di Dio; forse proprio per questo trovano motivi per convincersi che conviene tacere. Ma si ingannano. La sincerità è sempre necessaria; non valgono scuse, anche se sembrano buone. (Amici di Dio, 189)

EXEMPLA TRAUNT - IL COMPORTAMENTO TRASCINA

Hai bisogno di vita interiore e di formazione dottrinale. Sii esigente con te stesso! — Tu — uomo cristiano, donna cristiana — devi essere sale della terra e luce del mondo, perché sei obbligato a dare esempio con santa sfacciataggine. — Ti deve spingere la carità di Cristo e, nel sentirti e nel saperti un altro Cristo dal momento in cui Gli hai detto che Lo segui, non ti separerai dai tuoi uguali — i tuoi familiari, i tuoi amici, i tuoi colleghi —, come il sale non si separa dall'alimento a cui dà sapore. La tua vita interiore e la tua formazione includono la vita di pietà e il criterio che un figlio di Dio deve avere, per insaporire tutto con la sua presenza attiva. Chiedi al Signore di essere sempre un buon condimento nella vita degli altri. (Forgia, 450)

Guardate che il Signore anela di condurci per vie meravigliose, divine e umane, che in pratica sono quelle dell'abnegazione felice, della gioia nel dolore, della dimenticanza di sè.
"Se qualcuno vuoi venire dietro di Me, rinneghi sè stesso" [Mt 16, 24].
È un consiglio che abbiamo ascoltato tutti. Dobbiamo deciderci a seguirlo sul serio: far sì che il Signore possa servirsi di noi, affinché, mettendoci in tutti i crocevia del mondo — essendo noi ben messi in Dio — possiamo essere sale, lievito, luce; affinché tu sia in Dio, per illuminare, dar sapore, far crescere e fermentare.

Non dimenticate, però, che non siamo noi i creatori di questa luce: la riflettiamo soltanto. Non siamo noi a salvare le anime spingendole a operare il bene: siamo soltanto degli strumenti, più o meno degni, per i piani salvifici del Signore. Se mai pensassimo che il bene che facciamo è opera nostra, tornerebbe l'orgoglio, più che mai contorto; il sale perderebbe il sapore, il lievito si corromperebbe, la luce si cambierebbe in tenebre. (Amici di Dio, 250)

L'ORAZIONE DEVE ATTECCHIRE NELL'ANIMA

La vera orazione, quella che assorbe tutto l'individuo, non è favorita tanto dalla solitudine del deserto, quanto dal raccoglimento interiore. (Solco, 460)

Il sentiero che conduce alla santità, è un sentiero di orazione; e l'orazione deve attecchire nell'anima a poco a poco, come il piccolo seme che col tempo diverrà albero frondoso.

Cominciamo con le orazioni vocali, le stesse che molti hanno appreso da bambini: frasi ardenti e semplici, rivolte a Dio e a Sua Madre, che è anche nostra Madre. Ancora oggi, al mattino e alla sera, e non una volta ogni tanto, ma abitualmente, rinnovo l'atto di offerta che i miei genitori mi hanno insegnato:
" Dolce mia Signora e Madre mia, io mi offro interamente a Voi. E in pegno del mio filiale affetto, Vi consacro in questo giorno i miei occhi, i miei orecchi, la mia lingua, il mio cuore... "
Non è forse questo — in qualche misura — un inizio di contemplazione, una dimostrazione evidente di fiducioso abbandono? Che cosa si dicono coloro che si amano, quando si incontrano? Come si comportano? Sacrificano ciò che sono e ciò che posseggono per la persona amata.

Dapprima una giaculatoria, poi un'altra, e un'altra ancora... finché questo fervore appare insufficiente, perché le parole sono povere... e allora subentra l'intimità divina, lo sguardo fisso in Dio, senza soste e senza mai stancarsi. Si vive allora come in cattività, come prigionieri. Mentre svolgiamo con la massima perfezione possibile, pur con i nostri errori e con i nostri limiti, i compiti propri della nostra condizione e del nostro lavoro, l'anima vorrebbe fuggire. Ci si volge a Dio, come il ferro attirato dalla forza della calamita. Si comincia ad amare Gesù in un modo più efficace, con un dolce palpito. (Amici di Dio, nn. 295-296)

5 luglio 2010

FA' TUTTO IL POSSIBILE PER CONOSCERE DIO

Ogni giorno, fa' tutto il possibile per conoscere Dio, per “frequentarLo”, per innamorarti ogni istante di più, senza pensare ad altro che al Suo Amore e alla Sua gloria. Realizzerai questo programma, figlio mio, se non tralasci, a nessun costo!, i tuoi tempi di orazione, la tua presenza di Dio (con giaculatorie e comunioni spirituali, per infiammarti), la tua Santa Messa, vissuta con calma, il tuo lavoro ben finito per Lui. (Forgia, 737)

Figli miei, lì dove sono gli uomini vostri fratelli, lì dove sono le vostre aspirazioni, il vostro lavoro, lì dove si riversa il vostro amore, quello è il posto del vostro quotidiano incontro con Cristo. E' in mezzo alle cose più materiali della terra che ci dobbiamo santificare, servendo Dio e tutti gli uomini.

Ho insegnato incessantemente, con parole della Sacra Scrittura, che il mondo non è cattivo: perché è uscito dalle mani di Dio, perché è creatura Sua, perché Jahvè lo guardò e vide che era buono. Siamo noi uomini a renderlo cattivo e brutto, con i nostri peccati e le nostre infedeltà. Siatene pur certi, figli miei: qualsiasi specie di evasione dalle realtà oneste di tutti i giorni significa per voi, uomini e donne del mondo, il contrario della Volontà di Dio.

Dovete invece comprendere adesso - con una luce tutta nuova - che Dio vi chiama per servirLo nei compiti e attraverso i compiti civili, materiali, temporali della vita umana: in un laboratorio, nella sala operatoria di un ospedale, in caserma, dalla cattedra di un'università, in fabbrica, in officina, sui campi, nel focolare domestico e in tutto lo sconfinato panorama del lavoro, Dio ci aspetta ogni giorno. Sappiatelo bene: c'è un qualcosa di santo, di divino, nascosto nelle situazioni più comuni, qualcosa che tocca a ognuno di voi scoprire. (Colloqui con Mons. Escrivá, nn. 113-114)

NOBILTA' DI CUORE

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" Nel cuore nobile non alberga odio".
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(Dante)

DILATA IL TUO CUORE

Non avere spirito provinciale. — Dilata il tuo cuore fino a farlo diventare universale, “cattolico”. Non volare come le galline quando puoi elevarti come le aquile. (Cammino, 7)

Una volta vidi un'aquila chiusa in una gabbia di ferro. Era sudicia e spennacchiata; aveva tra gli artigli un pezzo di carne putrida. Pensai allora che cosa sarebbe di me se abbandonassi la vocazione ricevuta da Dio. Sentii pena per quell'animale solitario e prigioniero che pure era nato per volare in alto e guardare faccia a faccia il sole. A noi è dato di sollevarci fino alle umili altezze dell'amore di Dio, del servizio a tutti gli uomini. Ma allora è necessario che nell'anima non ci siano nascondigli dove il sole di Cristo non possa entrare. Devi gettare lontano tutte le preoccupazioni che ti separano da Lui, perché Cristo resti nella tua intelligenza, Cristo sulle tue labbra, Cristo nel tuo cuore, Cristo nelle tue opere: tutta la tua vita — il cuore e le opere, l'intelligenza e le parole — piena di Dio.

Aprite gli occhi — abbiamo letto nel Vangelo — e levate il capo, perché la vostra Redenzione e vicina.... Tutto il panorama della vocazione cristiana, quell'unità di vita che ha come nerbo la presenza di Dio, nostro Padre, può e deve divenire una realtà quotidiana.

Chiedilo con me alla Madonna, immaginandoti quei mesi della Sua vita in attesa del Figlio che doveva nascere. E la Madonna, Maria Santissima, farà di te alter Christus, ipse Christus: un altro Cristo, lo stesso Cristo. (E' Gesù che passa, 11)

3 luglio 2010

DEVI ANDARE A CERCARE LE ANIME

Cristo si aspetta molto dal tuo lavoro. Ma devi andare a cercare le anime, come il Buon Pastore uscì alla ricerca della centesima pecora: senza aspettare che ti chiamino. Poi, sèrviti dei tuoi amici per fare del bene ad altri: nessuno può sentirsi tranquillo - dillo a ciascuno - con una vita spirituale che, dopo averlo colmato, non trabocchi all'esterno in zelo apostolico. (Solco, 223)

Convìnciti: hai bisogno di formarti bene, in vista di quella valanga di gente che ci verrà addosso, con la domanda precisa ed esigente: 'Ebbene, che c'è da fare?'. (Solco, 221)

Gesù si trova presso il lago di Genezaret e la gente si accalca intorno a Lui per ascoltare la Parola di Dio [Lc 5, 2]. Anche oggi! Non lo vedete? Desiderano ascoltare il messaggio di Dio, anche se all'esterno lo nascondono. Alcuni forse hanno dimenticato la dottrina di Cristo; altri — senza loro colpa — non l'hanno mai appresa e pensano alla religione come a qualcosa di strano. Convincetevi, però, di una realtà sempre attuale: presto o tardi arriva un momento in cui l'anima non ne può più, non le bastano più le spiegazioni abituali, non la soddisfano più le menzogne dei falsi profeti. Allora, anche se non lo ammettono, quelle persone sentono il bisogno di saziare la loro inquietudine con l'insegnamento del Signore. (Amici di Dio, 260)

2 luglio 2010

COME VUOI CHE TI ASCOLTINO ?

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Corri il grande pericolo di accontentarti di vivere o di pensare che devi vivere come un 'bambino buono', che abita in una casa ordinata, senza problemi, e che conosce soltanto la felicità. Questa è una caricatura della casa di Nazaret: Cristo, proprio perché portava la felicità e l'ordine, è uscito per propagare questi tesori fra gli uomini e le donne di tutti i tempi. (Solco, 952)

Mi sembrano molto logiche le tue impazienze perché l'umanità tutta conosca Cristo. Però comincia dalla responsabilità di salvare le anime di coloro che vivono con te, di santificare ogni tuo collega di lavoro o di studio... Questa è la missione principale che il Signore ti ha affidato. (Solco, 953)

Comportati come se da te, ed esclusivamente da te, dipendesse l'ambiente del luogo in cui lavori: ambiente di laboriosità, di allegria, di presenza di Dio, di visione soprannaturale.

Non capisco la tua abulia. Se t'imbatti in un gruppo di colleghi un po' difficili che forse sono divenuti difficili per la tua trascuratezza , te ne disinteressi, ti sottrai al carico, e pensi che sono un peso morto, una zavorra in contrasto con le tue ambizioni apostoliche, che non ti capiranno...

Come vuoi che ti ascoltino se, oltre a volergli bene e a servirli con la tua orazione e la tua mortificazione, non gli parli?...

Quante sorprese avrai il giorno in cui ti deciderai a seguirne uno, e poi un altro e ancora un altro! Inoltre, se non cambi, a buon diritto potranno esclamare, segnandoti a dito: 'Hominem non habeo!' non ho chi mi aiuti! (Solco, 954)

LA GIOIA, L'OTTIMISMO SOPRANNATURALE E UMANO, SONO COMPATIBILI CON LA STANCHEZZA FISICA


Non sai se quel che si è impadronito di te è esaurimento fisico oppure una specie di stanchezza interiore, o tutte e due le cose insieme...: lotti senza lotta, senza l'anelito di un autentico e concreto miglioramento, per appiccare la gioia e l'amore di Cristo alle anime. Voglio ricordarti le chiare parole dello Spirito Santo: sarà incoronato soltanto chi avrà combattuto "legitime" veramente, nonostante tutto. (Solco, 163)

La gioia, l'ottimismo soprannaturale e umano, sono compatibili con la stanchezza fisica, col dolore, con le lacrime — perché abbiamo un cuore —, con le difficoltà nella vita interiore o nel lavoro apostolico.

Egli, “perfectus Deus, perfectus Homo” — perfetto Dio e perfetto Uomo —, che possedeva tutta la felicità del Cielo, volle provare la fatica e la stanchezza, il pianto e il dolore..., perché comprendessimo che essere soprannaturali implica essere molto umani. (Forgia, 290)

Quando ci stanchiamo — nel lavoro, nello studio, nell'impegno apostolico —, quando ci si restringe l'orizzonte, volgiamo gli occhi a Cristo: al Gesù buono, al Gesù stanco, al Gesù che ha fame e sete. Come Ti fai capire bene, Signore! Come Ti fai amare! Ti presenti a noi come uno di noi, uguale in tutto, eccetto il peccato: per farci toccare con mano che assieme a Te potremo vincere le nostre cattive inclinazioni, le nostre colpe. Perché né fatica, né fame, né sete, né lacrime contano più... Cristo fu stanco, provò la fame, ebbe sete, pianse. Quello che conta è la lotta — lotta amabile, poiché il Signore resta sempre con noi — per compiere la Volontà del Padre che è nei cieli [Cfr Gv 4, 34]. (Amici di Dio, 201)

PRATICA LA CARITA' SENZA LIMITI

Ama e pratica la carità, senza limiti e senza discriminazioni, perché è la virtù che ci caratterizza come discepoli del Maestro. — Tuttavia, la carità non può portarti — non sarebbe più una virtù — ad attenuare la fede, a togliere gli spigoli che la definiscono, ad addolcirla fino a trasformarla, come alcuni pretendono, in qualcosa di amorfo che non ha la forza e il potere di Dio. (Forgia, 456)

Il Signore ha preso l'iniziativa, ci è venuto incontro. Ci ha dato questo esempio, affinché con Lui ci applichiamo al servizio del prossimo, affinché — mi piace ripeterlo — stendiamo generosamente il nostro cuore sul pavimento, per consentire agli altri di camminare sul soffice, e risulti loro più gradevole la lotta ascetica. Dobbiamo comportarci così perché siamo stati resi figli del medesimo Padre, di un Padre che non ha esitato a darci il Suo Figlio Amatissimo.

La carità non siamo noi a costruirla; ci invade con la grazia di Dio: perché è stato Lui ad amarci per primo [Cfr 1 Gv 4, 10]. È bene lasciarci compenetrare da questa bellissima verità. Se possiamo amare Dio, è perché siamo stati amati da Dio [Origene, Commentarii in Epistolam ad Romanos, 4, 9]. Tu e io siamo in grado di riversare affetto su chi ci sta accanto, perché siamo nati alla fede attraverso l'amore del Padre. Domandate audacemente al Signore questo tesoro, la virtù soprannaturale della carità, per esercitarla fin nei più piccoli particolari.

Spesso noi cristiani non abbiamo saputo corrispondere a questo dono; talvolta lo abbiamo deprezzato, limitandolo a un'elemosina fredda, senz'anima; o lo abbiamo ridotto a beneficenza più o meno stereotipata. Riassume molto bene questa aberrazione il rassegnato lamento di una malata: 'Qui mi trattano con 'carità', ma mia madre mi curava con affetto'. L'amore che nasce dal Cuore di Cristo non può dar spazio a simili distinzioni. (Amici di Dio, nn. 228-229)