" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "

" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "
"Piena di grazia Ti chiamo perchè la grazia Ti riempie; e se potessi, molta più grazia Ti darei. Il Signore è con Te, anche più di quanto Tu sia con Dio; la Tua Carne non è più Carne Tua, il Tuo Sangue è per due. E benedetta sarai tra tutte le donne, perchè, se sei Madre di tutti, chi potrebbe non amarTi?"

26 settembre 2009

IL TEMPO E' PREZIOSO!

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"NON CI DEVE AVANZARE NEMMENO UN SECONDO DI TEMPO"
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.Ti sei consolato all'idea che la vita è uno spendersi, un bruciarla al servizio di Dio. Così, spendendoci interamente per Lui, arriverà la liberazione della morte, che ci porterà il possesso della Vita. (Solco, 883)
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Non ci deve avanzare nemmeno un secondo di tempo: non sto esagerando. Lavoro ce n'è; il mondo è grande e si contano a milioni le anime che ancora non hanno ascoltato con chiarezza la dottrina di Cristo. Mi rivolgo a ciascuno di voi. Se ti avanza tempo, rifletti un momento: è quasi certo che sei caduto nella tiepidezza, o che, soprannaturalmente parlando, sei un paralitico. Immobile, inerte, sterile, non sviluppi tutto il bene che dovresti comunicare a coloro che ti stanno accanto, nel tuo ambiente, nel tuo lavoro, nella tua famiglia.
Pensiamo coraggiosamente alla nostra vita. Perché a volte non troviamo quei pochi minuti perportare a termine con amore il lavoro che ci aspetta e che è lo strumento della nostrasantificazione? Perché trascuriamo i doveri famigliari? Perché si insinua la precipitazioneal momento di pregare, di assistere al santo Sacrificio della Messa? Perché ci manca serenità calma nel compiere i doveri del nostro stato, e ci intratteniamo senza alcuna fretta dietro ai nostri capricci personali? Mi direte: sono piccolezze. Sì, è vero: ma queste piccolezze sono l'olio, il nostro olio, che tiene viva la fiamma e accesa la luce. (Amici di Dio, 41-42)

IL TEMPO FUGGE IRREPARABILMENTE!

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Il Signore ci parla.
E' sempre buona cosa per noi ascoltare l'incoraggiamento del Signore.
"Coraggio, Zorobabele; coraggio, Giosuè, sommo sacerdote; coraggio, popolo tutto del paese, e al lavoro, perché io sono con voi".
Non c'è incoraggiamento maggiore di questo, né più efficace:
"Io sono con voi. Il Mio Spirito sarà con voi, non temete".
Se vogliamo sapere in quale condizione Dio lavorerà con noi, dobbiamo riflettere sulle due lettere di oggi, che in un certo senso sono complementari. Esse mi fanno pensare alle regole date da sant'Ignazio per il tempo della desolazione e per il tempo della consolazione:
quando ci si sente consolati, pieni di coraggio e di ottimismo, bisogna pensare alle difficoltà che verranno, alla desolazione che verrà e prepararsi ad affrontarle.
Il Vangelo va in questa direzione, è un Vangelo di consolazione, poiché è la rivelazione del Messia. Gesù provoca la dichiarazione entusiasta dei suoi discepoli:
"Tu sei il Cristo di Dio!".
Ma subito dopo proibisce di dirlo e rivela di dover percorrere una strada di sofferenza e di morte. La regola di sant'Ignazio per il tempo della desolazione dice che allora bisogna pensare alla consolazione che verrà, sapere che la desolazione non durerà a lungo, che Dio ci aiuterà! , anzi ci sta già aiutando e che quindi possiamo camminare con fiducia e perseveranza. Questa è la lezione della prima lettura. Siamo in un momento di scoraggiamento:
"Chi di voi è ancora in vita che abbia visto questa casa nel suo primitivo splendore? Ma ora in quali condizioni la vedete? In confronto a quella, non è forse ridotta a un nulla?".
I Giudei sono ritornati dall'Egitto con grandi progetti, con grandi ambizioni. Venivano per ricostruire il tempio di Dio, e la loro fantasia era piena delle descrizioni del tempio di Salomone e della sua gloria. Non solo, ma fra loro c'erano dei vecchi che una sessantina di anni prima avevano visto quel tempio prima che venisse distrutto ed ora erano delusi di come le cose stavano andando. La ricostruzione era stata intralciata da mille difficoltà, noti c'erano i mezzi per fare qualcosa di grande e di bello e il profeta lo constata:
"Non è forse ridotta a un nulla?".
E tuttavia, in queste circostanze desolanti, arriva a tutti un messaggio di consolazione:
"Coraggio ,dice Dio, Io sono con voi, Io lavoro con voi".
E promette di scuotere il cielo e la terra, il mare e la terraferma per far affluire a questo tempio miserabile tutti i tesori delle nazioni.
"La gloria di questa casa sarà più grande di quella di una volta, dice il Signore degli eserciti; in questo luogo porrò la pace".
Per capire questo oracolo di Dio bisogna riferirci ancora al Vangelo e al mistero di Cristo.
Non è soltanto questione di circostanze esterne noti favorevoli; è veramente necessario che il tempio sia ricostruito nell'umiltà e in una certa angustia.
"Il Figlio dell'uomo deve soffrire molto": è una necessità. Bisogna che sia rifiutato, messo a morte e che risusciti il terzo giorno.
La profezia di Aggeo si realizza veramente nel nuovo tempio che è il corpo di Cristo, il vero tempio di Dio. È nel Corpo di Cristo che possiamo incontrare Dio. Non solo, ma possiamo tutti insieme formare, nel Corpo di Cristo, il vero tempio di Dio.
Ma perché questo tempio fosse ricostruito erano necessarie la sofferenza e l’umiliazione, era necessario che Cristo soffrisse per entrare nella Sua gloria.
Questa necessità si ritrova in ogni esistenza. E necessario che viviamo periodi di difficoltà, anche di umiliazione, perché il nostro amore sia purificato, la nostra offerta sia davvero degna di Dio. Invece di scoraggiarci per le difficoltà, dobbiamo, proprio a motivo di esse, aumentare la nostra fiducia, perché sono un segno che Dio lavora in noi.
Oggi non è raro ascoltare riflessioni simili a quelle del profeta Aggeo. Ci sono persone che si lamentano della situazione della Chiesa:
"Prima sì che le cose erano meravigliose: tutta questa unità, tutta quella disciplina... Adesso non si capisce più dove andremo a finire ".
E quello che si dice della Chiesa si dice della vita religiosa e di tante altre realtà. Non scoraggiamoci, ma torniamo continuamente al mistero di Cristo: viviamo con umiltà e fiducia, sapendo che Dio è con noi, che il suo Spirito è in mezzo a noi e non dobbiamo temere. Certo, perché Dio sia con noi bisogna che noi siamo con lui, nella docilità al suo Spirito. Docilità che si esprime nell'ottimismo costante, non l'ottimismo facile di chi non vuol vedere, ma l'ottimismo della fede, l'ottimismo di chi aderisce al mistero di Cristo nel concreto della vita.

NON SCORAGGIARTI MAI!

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Non scoraggiarsi mai.
E' più difficile liberarsi dallo scoraggiamento che dal peccato.
Non inquietarsi se non si constatano progressi nello stato della propria anima.
Spesso Dio permette questo per evitare un sentimento di orgoglio.
Egli sa vedere i nostri progressi e contare ogni nostro sforzo.
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(proposta da Lilly)

UNA MESSA DAVVERO UNICA!

Padre Pio è l’Apostolo dell’Eucaristia del nostro secolo. L’Eucaristia era l’epicentro della sua giornata. Pensare a Padre Pio, per noi che l’abbiamo conosciuto, significa ritrovarlo nella Celebrazione eucaristica. Egli era divenuto un poema eucaristico dai mille capitoli. La sua era una Messa in cui si celebrava la liturgia del Sacramento di Sangue, di luce, di attrazione, di Redenzione universale, come ha detto il papa Giovanni Paolo II.

Il mio primo incontro con lui avvenne nelle ore ancor fresche della notte invernale della fine di febbraio del 1957. Provenivo in treno da Padova, accompagnato da don Attilio Negrisolo, un personaggio ben noto nelle biografie di Padre Pio. Centinaia e forse mille volte ho avuto la grazia di partecipare alla Messa del Padre, anche negli ultimi giorni della sua vita.

Vorrei cogliere alcuni aspetti esclusivi della Messa di Padre Pio, la Messa del primo sacerdote stigmatizzato: le folle, l’orario, la preparazione, l’attrazione, la durata, il ringraziamento.

Quella Messa era davvero unica, anche per l’orario. Alle 4 del mattino si apriva la chiesa. A quell’ora pensioni, alberghi e alloggi si svuotavano e i fedeli affluivano sul sagrato della chiesa, in attesa di potervi entrare, in qualsiasi stagione, nonostante la pioggia, la neve o il vento del Gargano. Ricordo che d’inverno, per il freddo, ci si rannicchiava, quasi stringendosi insieme per proteggersi in qualche modo dal gelo. Il gruppo eterogeneo era formato da persone provenienti da varie zone del nostro Paese e di Paesi esteri; si sentivano accenti diversi, che davano il segno dell’anima universale di quella Messa speciale che Padre Pio poi ci avrebbe offerto sull’altare. Ovviamente, era il sud che prevaleva, ma tutte le regioni si facevano sentire nelle loro modulazioni dialettali: Padre Pio era per tutti l’atteso.

Alla Messa del Santo ci si preparava, sin dalle ore 2.30, con una catena di Rosari, cui rispondeva la folla man mano che arrivava alla chiesetta del convento. La prima che avviava la recita delle corone era una certa Rosinella di Pietrelcina, un personaggio noto nell’ambiente locale, una donna robusta, energica e sbrigativa, dal carattere forte, un’anima meravigliosa formata dalla mano plasmatrice del Padre, investita di una singolare missione.

Il Padre voleva intorno al suo altare, ogni mattina, alcune persone: Cleonice Morcaldi, la Telfner, la Belloni e Petruccio il cieco, che poi vedevamo sempre appoggiato al lato sinistro dell’altare. Costoro dovevano essere sempre presenti al solito posto perché, in quella mistica Messa del Padre, avevano un compito specifico: ognuno aveva una mansione rappresentativa dei personaggi del Calvario. Al momento dell’apertura Rosinella aveva il compito di garantire il loro posto in chiesa, il più vicino possibile all’altare. Ovviamente doveva, quotidianamente, essere la prima ad attendere vicino alla porta, che lei raggiungeva ogni mattina molto prima delle ore 3, col suo seggiolino in mano.

Si pregava, ci si preparava a quella Messa e si recitava la preghiera cara a Maria e a Padre Pio. Era la corona del Rosario che disponeva i nostri cuori all’incontro con il Figlio di Maria ai piedi dell’altare. Padre Pio era tutto di Lei ed ogni giorno noi eravamo accompagnati da Lei al Calvario.

Vi è un terzo elemento che fa parte della storia di quella Messa, come un capitolo che indubbiamente sembra stonare ma che non si può tralasciare, anche se comporta una spiegazione alquanto difficile da intendere. Adagio, ogni mattina, nello spazio del sagrato antistante la porta della chiesetta, si accumulavano centinaia di persone e, quando il frate sacrista dall’interno spalancava la porta, la folla si addensava verso la strettoia dell’ingresso, spingendo, pressando e spesso urtando, e poi, una volta entrate, le persone correvano, o meglio volavano verso l’altare, alla ricerca dei primi posti. Quotidianamente il dramma si ripeteva, sia davanti alla piccola chiesa del convento, sino al luglio 1959, sia in seguito, nella chiesa attuale, sino all’ultimo mattino, quando ci raggiunse la notizia che il Padre era morto durante la notte. Si trattava di un fatto ad effetto scandalizzante, anzi, ricordo bene che io pure ne rimasi colpito, per non dire sconcertato. Le prime volte intervenni, cercai pure di reagire, ma poi anch’io rimasi contagiato dal fenomeno e mi comportai come gli altri, cercando di raggiungere le prime posizioni. Che dire di questo fenomeno? A ragion veduta, nessun motivo di scandalo. La Messa di Padre Pio calamitava con originalità di modi, perché era una Messa unica, dalla liturgia mistica. Ogni evento ha le sue leggi. Ci si comportava come le folle che attorniavano Gesù giungendo persino a scoperchiare il tetto della casa di Pietro, a Cafarnao, per calarvi il paralitico, o costringendo il Maestro a rifugiarsi sul lago, parlando da una barca. Solo d’estate questa "liturgia" scompariva, quando il Padre celebrava all’aperto.

Alle 4.15 Padre Pio saliva sull’altare per avvolgere dell’amore di Cristo i suoi figli e il mondo intero. Alla Consacrazione il pane ed il vino diventavano Carne e Sangue nelle sue mani, che noi vedevamo sanguinanti. Il suo sangue, in quella Messa, saliva verso il Cielo, innalzato da quelle mani verginali e sacerdotali. All’Elevazione riviveva la Crocifissione, per passare, con la Comunione, alla vita del Risorto.

Celebrava la Messa in latino, non dialogata, senza canti, e la protraeva per quasi un’ora e mezza. Noi fedeli vi partecipavamo con devozione profonda, sempre rivolti all’altare.

Ite Missa est – Deo gratias. Il Padre rientrava in sacrestia, mentre l’onda del silenzio avvolgeva noi fedeli "saziati" da quella "Cena del Signore". Noi uomini ci raccoglievamo in sacrestia mentre il Padre sedeva su una sedia e, poggiato il capo al bancone, si concentrava in orazione raccogliendo su di sé il nostro sguardo nel silenzio della contemplazione. Dopo una decina di minuti benediceva noi e gli oggetti religiosi di coloro che erano in partenza. Camminando appresso a noi, disposti in fila sul suo percorso, dava la mano da baciare, accettava qualche fugace domanda e saliva in cella per circa mezz’ora, isolandosi nel suo mondo celeste.

Padre Pio, durante la sua Messa, non distribuiva la Comunione; perciò i fedeli ascoltavano una seconda Messa per ricevere l’Eucaristia e i sacerdoti, per celebrare, si avvicendavano ai vari altari.

La chiesetta del convento e la basilica della Madonna delle grazie, ambedue testimoni di quelle Messe, sono divenute, grazie a Padre Pio, un santuario eucaristico unico al mondo.
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(proposto da Don Nello Castello)

PREGHIERA A MARIA PER LA VITA di Giovanni Paolo II


O Maria,
Aurora del mondo nuovo,
Madre dei viventi,
affidiamo a Te la causa della vita:
guarda, o Madre,
al numero sconfinato di bimbi
cui viene impedito di nascere,
di poveri cui è reso difficile vivere,
di uomini e donne vittime di disumana violenza,
di anziani e malati uccisi
dall'indifferenza o da una presunta pietà.
Fa' che quanti credono nel Tuo Figlio
sappiano annunciare
con franchezza e amore
agli uomini del nostro tempo
il Vangelo della vita.
Ottieni loro la grazia
di accoglierlo come dono sempre nuovo,
la gioia di celebrarlo con gratitudine
in tutta la loro esistenza
e il coraggio di testimoniarlo
con tenacia operosa,
per costruire,
insieme con tutti gli uomini di buona volontà,
la civiltà della verità e
dell'amore
a lode e gloria di Dio Creatore
e Amante della Vita.

METTI TUTTO NELLE MANI DI DIO!

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Oltre alla sua grazia copiosa ed efficace, il Signore ti ha dato la testa, le mani, le facoltà intellettuali, per far fruttare i tuoi talenti. Dio vuole costantemente operare miracoli — risuscitare i morti, dare l'udito ai sordi, la vista ai ciechi, la capacità di camminare agli storpi... —, per mezzo della tua attività professionale santificata, trasformata in olocausto gradito a Dio e utile alle anime. (Forgia, 984)
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La tua barca — i tuoi talenti, le tue aspirazioni, i tuoi successi — non vale niente se non la metti a disposizione di Gesù Cristo, se non lasci che Egli vi salga dentro liberamente, se la trasformi in idolo.
Tu da solo, con la tua barca, se fai a meno del Maestro, soprannaturalmente parlando, viaggi dritto al naufragio.
Soltanto se accetti, se cerchi la presenza e la guida del Signore, sarai al riparo dalle tempeste e dai frangenti della vita.
Metti tutto nelle mani di Dio: i tuoi pensieri, le belle avventure della tua fantasia, le tue nobili ambizioni umane, i tuoi amori puliti, devono passare per il cuore di Cristo. Altrimenti, presto o tardi, coleranno a picco col tuo egoismo.
(Amici di Dio, 21)

CRISTO AL CENTRO DEL MONDO!


Se imparassimo a mettere la volontà di Gesù nella nostra vita, sono sicura, riusciremmo tutti ad ottenere grandi soddisfazioni e ci sentiremmo di gran lunga appagati e soddisfatti.
Gesù infatti ha detto :
" Io sono la vite voi i tralci. Chi rimane in Me ed Io in lui fa molto frutto perchè senza di Me non potete fare nulla ( Giovanni 15, 5)".
Oggi invece si tende ad escludere Gesù da ogni cosa che fa parte di noi, del nostro quotidiano, pensando che avere fede è " roba da vecchie di paese, bigotte"....è la nostra volontà che ci fa riuscire nella vita, siamo noi gli unici padroni delle nostre azioni, del nostro futuro....altrimenti a che serve avere un cervello?
Essere " in gamba" non significa non aver bisogno di aiuto: per rimanere nel linguaggio umano, c'è un proverbio che dice:
" Anche la regina ha bisogno della sua vicina" e quale miglior vicino possiamo avere al di fuori di Gesù?
Nessuno, perchè è Lui il nostro compendio, è Lui che ci permette di vivere, lasciandoci liberi di compiere le nostre azioni. Però tale libertà non significa esclusione totale di Cristo dai nostri pensieri, dobbiamo fare sempre in modo che Lui rimanga nel nostro mondo, che ci faccia divenire partecipi e collaboratori del Suo progetto di salvezza che parte proprio qui, da questa terra per esaurirsi in cielo.
Stressati come siamo dai pensieri quotidiani, crediamo di riuscire a fare tutto contando solo sulle nostre forze, senza pensare che a lungo andare ci consumiamo.
Dobbiamo in altre parole fare rifornimento di energia, di energia "pulita" sana e immacolata, frutto di un amore che non ha conosciuto battute d'arresto, quello di Cristo. Solo così non ci affaticheremo ma saremo in grado di produrre più del dovuto, non solo materialmente ma soprattutto spiritualmente.
Ed è la cosa che conta di più.
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(proposta da Lorella)

ABBIAMO INCONTRATO IL SIGNORE!

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“Il Signore ha incontrato voi e me sulla nostra stessa strada”
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La donazione è il primo passo di un itinerario di sacrificio, di gioia, di amore, di unione con Dio. E così, tutta la vita si riempie di una benedetta pazzia, che fa trovare felicità dove la logica umana non vede altro che rinuncia, sofferenza, dolore. (Solco, 2)
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Anche a me, come al Signore, piace molto parlare di barche e di reti, per far sì che tutti ricaviamo dalle scene evangeliche propositi fermi e ben precisi.
San Luca ci racconta di certi pescatori che lavavano e rammendavano le reti lungo le rive del lago di Genezaret. Gesù si avvicina alle barche attraccate lungo la riva ed entra in una di esse, quella di Simone. Con quanta naturalezza il Maestro entra nella barca di ciascuno di noi! Per complicarci la vita, come si sente commentare in tono di lamento. Il Signore ha incontrato voi e me sulla nostra stessa strada, per complicarci l'esistenza delicatamente, amorosamente.
Dopo aver predicato dalla barca di Pietro, si rivolge ai pescatori: Duc in altum, et laxate retia vestra in capturam! [Lc 5,4], prendete il largo, e gettate le reti.
Fiduciosi nella Parola di Cristo, obbediscono, e ottengono quella pesca prodigiosa.
E guardando Pietro che, come Giacomo e Giovanni, non riusciva a capacitarsi, Il Signore spiega: "Non temere; da ora in poi sarai pescatore di uomini".
Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e Lo seguirono. (Amici di Dio, 21)

RICONOSCI DI AVER SBAGLIATO!

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Hai degli errori... e che errori!
Non spaventarti, non scoraggiarti, nello scoprire che hai degli errori... e che errori! Lotta per strapparli. E, finché lotti, convinciti che è bene sperimentare tutte queste debolezze, perché, altrimenti, saresti un superbo: e la superbia allontana da Dio. (Forgia, 181).
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Gesù, se tutti noi riuniti nel Tuo Amore fossimo perseveranti! Se riuscissimo a tradurre in opere gli slanci che Tu stesso accendi nei nostri cuori!
Domandatevi molto spesso: perché sono su questa terra? E in questo modo otterrete di portare a perfetto compimento pieno di carità gli impegni giornalmente intrapresi e la cura delle cose piccole.
Faremo tesoro dell'esempio dei santi: persone come noi, di carne e ossa, con fragilità e debolezze, ma che seppero vincere e vincersi per amore di Dio; considereremo il loro comportamento e come le api che estraggono da ogni fiore il nettare migliore metteremo a frutto il loro modo di lottare.
Voi e io impareremo anche a scoprire tante virtù in quanti ci circondano ci danno lezioni di lavoro, di abnegazione, di allegria... , e non indugeremo troppo sui loro difetti; soltanto lo stretto imprescindibile. per poterli aiutare con la correzione fraterna. (Amici di Dio, 20)

ASCOLTAMI MARIA


Tra le tempeste delle tentazioni
e nelle bufere delle tribolazioni,
a Te grido: Ascoltami Maria.

Io mi affido a Te.
Formami con fede sincera
e con ardente amore.

Fammi comprendere
il linguaggio del tuo silenzio.

Conservami un cuore di fanciullo,
puro e limpido come acqua di sorgente.

Insegnami la dolcezza e l'umiltà
per amare senza pretendere di essere ricambiato.

Plasmami con le Tue mani Materne
per divenire uno strumento di speranza e di pace.

Non desidero cose non comuni
ma vivere con stile straordinario le cose ordinarie
e quotidiane della mia vita.

Voglio il Tuo Cuore nel mio petto
per essere semplice,
fedele e generoso
per non conservare rancore di alcun male.

Assicurami la grazia Celeste di non arrendermi al peccato, alla sofferenza,
all’ingratitudine e all’indifferenza.

Trasforma la mia vita in un Vangelo vivente,
formami con il Tuo Amore e sostienimi nell'impegno di uomo
e di cristiano.

La Tua Dolce presenza mi sia di compagnia nelle quotidiane cose per sentire il profumo di Cielo quando avrò da non capire.

Aiutami a vivere nel mondo con i Tuoi sentimenti,
per condividere con tutti le gioie e le pene,
le fatiche e le speranze, per l'oggi della terra e per il domani del Cielo.

Ti chiedo di trasformarmi
in un rappresentante dei più deboli davanti al Signore,
per adorare, ringraziare, offrire, pregare e soffrire
per quelli che vivono accanto a me e per i più lontani nel tempo e nello spazio.

Io, Tuo piccolo ed indegno figlio, a Te grido più forte:
non permettere che niente e nessuno
possano condurmi lontano da Te.

Madre mia,
stringimi e proteggimi col Tuo Abbraccio nei turbini della mia vita,
per guidarmi sulla strada che conduce all'Eterno Amore...
Amen.

E' POSSIBILE ESSERE SANTI

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“SIGNORE, VOGLIO DAVVERO ESSERE SANTO”
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Che la tua vita non sia una vita sterile. —Sii utile. —Lascia traccia. —Illumina con la fiamma della tua fede e del tuo amore. Cancella, con la tua vita d'apostolo, l'impronta viscida e sudicia che i seminatori impuri dell'odio hanno lasciato. —E incendia tutti i cammini della terra con il fuoco di Cristo che porti nel cuore. (Cammino, 1)
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Cerchiamo di alimentare in fondo al nostro cuore un desiderio ardente, una gran voglia di raggiungere la santità, anche se ci vediamo pieni di miserie.
Non spaventatevi: quanto più si procede nella vita interiore, tanto più chiaramente ci si accorge dei difetti personali.
L'aiuto della grazia diventa come una specie di lente d'ingrandimento, per cui la più piccola inezia di fango, il granello di polvere quasi impercettibile, risaltano in dimensioni gigantesche, perché l'anima acquisisce la finezza divina, e così anche la più piccola ombra disturba la coscienza che apprezza soltanto il lindore di Dio. Ripeti con me, dal fondo del cuore: Signore, voglio davvero essere santo, voglio davvero essere un Tuo degno discepolo e seguirTi incondizionatamente.
E subito farai il proposito di rinnovare quotidianamente i grandi ideali da cui in questo momento ti senti animato. (Amici di Dio, 20)

MIRACOLO DEL SOLE A MEDJUGORJE

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NOTIZIA SCRITTA SUL GIORNALE "QUOTIDIANO DEL MOLISE"
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Si grida al miracolo a Roccaravindola, la popolosa frazione di Montaquila a pochissimi chilometri da Venafro. Il sole si sarebbe oscurato improvvisamente per alcuni minuti. Teatro di questo episodio che appare straordinario, Medjugorie, uno dei tanti luoghi delle apparizioni della Madonna. Testimoni oculari di questo fenomeno inspiegabile con il solo lume della ragione, un gruppo di fedeli del piccolo centro della Valle del Volturno. Tra questi anche diversi giovani. E' stata propria una giovane ragazza a riprendere con il suo telefonino il momento in cui il sole sarebbe stato offuscato.
Ora c'è un video che, con ogni probabilità nei prossimi giorni potrebbe essere consegnato al Vescovo della Diocesi di Isernia-Venafro monsignor Salvatore Visco che potrebbe, poi, una volta costatata la veridicità del racconto dei fedeli di Roccaravindola, girare il tutto alle autorità ecclesiastiche preposte per definire se ci si trova di fronte a una sorta di segno dal cielo, ovvero della Madonna.
Infatti, secondo la plurisecolare tradizione, in quel luogo della ex Jugoslavia, fenomeni come quello appena raccontato, sarebbero stati registrati in abbondanza.
Ovviamente a Roccaravindola per il momento tutti tengono la bocca cucita. Ma a parlare al Quotidiano è una ragazza che faceva parte del pellegrinaggio che è partito alla volta di Madjugorie, agli inizi di settembre per una visita di una settimana.
"Quando mi sono accorta che qualcosa di strano stava per accadere sulla nostra testa, ho alzato gli occhi è ho potuto notare dei strani movimenti intorno al sole. Subito ho attirato l'attenzione di tutto il gruppo. Tutti noi abbiamo potuto notare con i nostri occhi strane chiazze scure che
oscuravano, di fatto, i raggi del sole".
Signorina, lei ha anche un video che attesta questo strano fenomeno. Non è così?
"Proprio così, ho voluto registrare con il mio telefonino questo strano episodio. Anche per farlo vedere a persone competenti. Tutti quelli che hanno visionato il filmato sono rimasti esterrefatti ed interdetti".
Quanto dura il fenomeno?
"Oltre un minuto. In un primo momento pensavo che a provocare quelle strane ombre fossero i riflessi di un albero. Invece, approfondendo il video si può vedere benissimo che l'oscuramento è qualcosa di molto strano. Non c'è dubbio che si è trattato di un segno dal cielo o meglio, di un segno della Madonna."
Lei consegnerà il filmato alle autorità ecclesiastiche locali?
"Perché no. Se mi viene chiesto sono pronta a consegnare tutto senza timore. Sono convinta - conclude la giovane pellegrina di Roccaravindola- che ci troviamo di fronte a un vero e proprio miracolo. Vi posso assicurare che anche il più scettico del gruppo è rimasto senza parola quando ha potuto verificare anche attraverso il filmato, quando era accaduto sulla propria testa in quell'occasione a Madjugorie" .
Si ferma qui la ragazza testimone di questo evento straordinario che sarebbe accaduto la settimana scorsa nei pressi del santuario della Madonna di Medjugorie. Un fatto che seguiremo molto da vicino perché ci potrebbero essere, in tempi ragionevolmente brevi, sviluppi veramente clamorosi.
Una storia che tiene con il fiato sospeso la piccola comunità cristiana di Roccaravindola. Il gruppo di fedeli che ha preso parte al pellegrinaggio religioso la settimana scorsa, ora attende delle risposte da chi di dovere.
Un segno della Madonna o un fenomeno naturale? Questo il dilemma. Questo il nodo da sciogliere.
Ora non resta che attendere gli eventi e il pronunciamento dell'Ordinario diocesano.

"RENDERGLI GLORIA, LODARLO ED ESTENDERE IL SUO REGNO"

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Nel servizio di Dio, non ci sono mansioni di scarso rilievo: tutte sono molto importanti. — L'importanza della mansione dipende dal livello spirituale di chi la svolge. (Forgia, 618)
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Capite dunque perché l'anima non ritrova il sapore della pace e della serenità quando si allontana dal suo fine, quando dimentica che Dio l'ha creata per la santità?
Sforzatevi di non perdere mai il punto di mira soprannaturale, neppure nei momenti di riposo e di distensione, necessari quanto il lavoro alla vita di ciascuno.
Potete arrivare al vertice della vostra professione, potete ottenere i trionfi più clamorosi, come frutto della vostra liberissima iniziativa nelle attività temporali; ma se perdete il senso soprannaturale che deve presiedere ogni nostra occupazione umana, avete deplorevolmente sbagliato strada.
Al cospetto di Dio, e questo, in definitiva, è ciò che conta, è vittorioso colui che lotta per comportarsi da cristiano autentico: non ci può essere una soluzione intermedia. Per questo conoscete persone che, giudicando umanamente la loro situazione, dovrebbero essere molto felici, e invece trascinano un'esistenza inquieta, amara; sembra che vendano allegria a profusione, ma appena si gratta la loro anima affiora un gusto aspro, più amaro del fiele.
Questo non capiterà a nessuno di noi, se davvero cerchiamo di compiere in ogni momento la Volontà di Dio, di renderGli gloria, di lodarLo e di estendere il Suo Regno a tutte le creature.
(Amici di Dio, nn. 10-12)

"CHE CIASCUNO DI VOI SIA UN ALTRO CRISTO"

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Ti è costato molto allontanare e dimenticare le tue piccole preoccupazioni, le tue ambizioni personali: povere e scarse, però ben radicate. In cambio, adesso sei ben convinto che la tua ambizione e la tua occupazione sono i tuoi fratelli, e soltanto loro, perché nel prossimo hai imparato a scoprire Gesù Cristo. (Solco, 765)
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Se non vogliamo sprecare inutilmente il tempo — e non valgono le false scuse delle difficoltà dell'ambiente esterno, che non sono mai mancate fin dai primi tempi del cristianesimo —, dobbiamo tenere ben presente che Cristo, in via ordinaria, ha vincolato alla vita interiore l'efficacia del la nostra azione per attirare chi ci circonda.
Come condizione per l'influsso dell'attività apostolica, Cristo ha posto la santità; o meglio, il nostro sforzo per essere fedeli, dato che santi, finché siamo sulla terra, non lo saremo. Sembra incredibile, ma Dio e gli uomini hanno bisogno, per parte nostra, di una fedeltà senza palliativi, senza eufemismi, che giunga alle estreme conseguenze, senza mediocrità e senza compromessi, nella pienezza di una vocazione cristiana assunta e praticata con grande cura.
Forse qualcuno di voi sta pensando che io alluda esclusivamente a gruppi scelti di persone. Non lasciatevi ingannare tanto facilmente dalla codardia o dalla comodità. Sentite, invece, l'urgenza divina che ciascuno di voi sia un altro Cristo, ipse Christus, lo stesso Cristo; in poche parole, l'urgenza che il vostro comportamento si svolga in coerenza alle norme della fede, perché la nostra santità — la santità a cui aspiriamo — non è una santità di seconda categoria, che non può esistere. (Amici di Dio, 6)
"Io prego per loro..." (Gv 17,9)
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E NOI PREGHIAMO CON TE... GESU' AIUTA TUTTO COLORO CHE SOFFRONO E PER LE ANIME CHE SONO SALITE NEL TUO REGNO.

LE ORME DI CRISTO

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Per seguire le orme di Cristo, l'apostolo di oggi non viene a riformare nulla, né tanto meno a disinteressarsi della realtà storica che lo circonda...
Gli basta agire come i primi cristiani, vivificando l'ambiente in cui si trova. (Solco, 320)
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L'unico scopo dell'Opus Dei è sempre stato quello di contribuire a far sì che nel mondo, in mezzo alle realtà e alle aspirazioni temporali, ci siano uomini e donne di ogni razza e condizione sociale intenti ad amare e servire Dio e gli uomini nel lavoro quotidiano e per mezzo di questo lavoro.
Se si vuole fare un paragone, il modo più facile per capire l'Opera è di pensare alla vita dei primi cristiani. Essi vivevano a fondo la loro vocazione cristiana; cercavano seriamente la perfezione alla quale erano chiamati per il fatto, semplice e sublime, di aver ricevuto il Battesimo. Non si distinguevano esteriormente dagli altri cittadini.
I membri dell'Opus Dei sono persone comuni; svolgono un lavoro qualsiasi; vivono in mezzo al mondo come realmente sono: cittadini cristiani che vogliono corrispondere in pieno alle esigenze della loro fede. (Colloqui, 10 e 24)

IL LAVORO NOBILITA...

“Il lavoro, un segno dell'amore di Dio”
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Ti sta aiutando molto -mi dici- questo pensiero: dall'epoca dei primi cristiani, quanti commercianti si saranno fatti santi? E vuoi dimostrare che anche adesso è possibile... Il Signore non ti abbandonerà in questo impegno. (Solco, 490)
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Quel che ho sempre insegnato - da quarant'anni a questa parte - è che ogni lavoro umano onesto, sia intellettuale che manuale, deve essere realizzato dal cristiano con la massima perfezione possibile: vale a dire con perfezione umana (competenza professionale) e con perfezione cristiana (per amore della volontà di Dio e al servizio degli uomini).
Infatti, svolto in questo modo, quel lavoro umano, anche quando può sembrare umile e insignificante, contribuisce a ordinare in senso cristiano le realtà temporali - manifestando la loro dimensione divina - e viene assunto e incorporato nell'opera mirabile della Creazione e della Redenzione del mondo. In tal modo il lavoro viene elevato all'ordine della grazia e si santifica: diventa opera di Dio, operatio Dei, opus Dei.
Ricordando ai cristiani le parole meravigliose del libro della Genesi - dove si dice che Dio creò l'uomo perché lavorasse -, abbiamo fatto attenzione all'esempio di Cristo, che trascorse quasi tutta la sua esistenza terrena nel lavoro di artigiano, in un villaggio. Noi amiamo questo lavoro umano che Egli adottò come condizione di vita, che coltivò e santificò. Noi vediamo nel lavoro, nella nobile fatica creatrice degli uomini, non solo uno dei valori umani più elevati, lo strumento indispensabile per il progresso della società e il più equo assetto dei rapporti fra gli uomini, ma anche un segno dell'amore di Dio per le sue creature e dell'amore degli uomini fra di loro e per Dio: un mezzo di perfezione, un cammino di santità. (Colloqui con Mons. Escrivá, 10).

DEVOZIONE DELLE TRE AVE MARIA
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Dice Gesù ( Mt 16,26 ):
“Che giova all’uomo guadagnare il mondo intero se poi perde l’anima sua?”.
L’affare perciò più importante di questa vita è la salvezza eterna.
Volete salvarvi?
Siate devoti della Vergine Santissima, Mediatrice di tutte le grazie, recitando ogni giorno Tre Ave Maria.
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Santa Matilde di Hackeborn, monaca benedettina morta nel 1298, pensando con timore al momento della sua morte, pregava la Madonna d’assisterla in quel momento estremo.
Consolantissima fu la risposta della Madre di Dio:
”Sì, farò quello che tu mi domandi, figlia Mia però ti chiedo di recitare ogni giorno Tre Ave Maria:
la prima per ringraziare l’Eterno Padre per averMi resa onnipotente in Cielo e in terra;
la seconda per onorare il Figlio di Dio per averMi dato tale scienza e sapienza da sorpassare quella di tutti i Santi e di tutti gli Angeli, e per avermi circonfusa di tanto splendore da illuminare, come sole splendente, tutto il Paradiso;
la terza per onorare lo Spirito Santo per aver acceso nel Mio Cuore le fiamme più ardenti del Suo amore e di averMi fatta così buona e benigna da essere, dopo Dio, la più dolce e la più misericordiosa.”
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Ed ecco la speciale promessa della Madonna che vale per tutti:
“Nell’ora della morte Io:
1.Ti sarò presente confortandoti e allontanando da te ogni forza diabolica.
2.t’infonderò luce di fede e conoscenza, affinché la tua fede non venga tentata per ignoranza.
3.t’assisterò nell’ora del tuo trapasso infondendo nell’anima tua la soavità del Divino Amore affinché prevalga in te tanto da mutare ogni pena e amarezza di morte in grande soavità”
(Liber specialis gratiae p.l. cap. 47).
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Molti Santi, fra cui Sant’Alfonso Maria de Liguori, San Giovanni Bosco, San Pio di Pietrelcina, furono propagatori della devozione delle Tre Ave Maria.
L’apostolato delle Tre Ave Maria è stato approvato e incoraggiato dai Sommi Pontefici.
Qualcuno potrebbe obiettare che ci sia grande sproporzione nell’ottenere la salvezza eterna con la semplice recita giornaliera delle Tre Ave Maria. Ebbene al Congresso Mariano di Einsiedeln in Svizzera, il Padre G. Battista de Blois rispondeva così:
“ Se questo mezzo vi sembrerà sproporzionato al fine che con esso si vuole raggiungere ( la salvezza eterna ), non vi resta che reclamare presso la Santa Vergine che lo ha arricchito della sua speciale promessa; o meglio ancora dovete prendervela con Dio stesso che Le ha accordato un tale potere. Del resto non è forse nelle abitudini del Signore di operare le più grandi meraviglie con dei mezzi che sembrano i più semplici e sproporzionati? Dio è padrone assoluto dei suoi doni. E la Vergine Santissima nella sua potenza d’intercessione, risponde con generosità sproporzionata al piccolo omaggio, ma proporzionata al suo Amore di Madre tenerissima”.
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Per questo il Venerabile Servo di Dio Luigi Maria Baudoin scrisse:
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“Recitate ogni giorno le Tre Ave Maria. Se siete fedeli nel pagare questo tributo di omaggio a Maria, io vi prometto il Paradiso”.
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PRATICA
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Prega ogni giorno così mattina o sera ( meglio mattina e sera):
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Maria, Madre di Gesù e Madre mia, difendimi dalle insidie del Maligno in vita e particolarmente nell’ora della morte, per il potere che ti ha concesso l’Eterno Padre.
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- Ave Maria…..
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Per la Sapienza che ti ha concesso il Divin Figlio.
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- Ave Maria….
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Per l’Amore che ti ha concesso lo Spirito Santo.
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- Ave Maria….
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ALTRE INVOCAZIONI QUOTIDIANE
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Vieni Spirito Santo,
vieni per la potente intercessione di Maria,
tua Sposa amatissima. Illumina le nostre menti, infiamma i nostri cuori e distruggi in essi tutto ciò che ti addolora.
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Gloria………
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Pregate, pregate, pregate...

16 settembre 2009

CERCALO, NON TE NE PENTIRAI! E' LUI, GESU', IL TUO TUTTO!

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"CERCARLO, TROVARLO, FREQUENTARLO, AMARLO”
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La vita interiore si irrobustisce con la lotta nelle pratiche quotidiane di pietà, che devi compiere — anzi: che devi vivere! — amorosamente, perché il nostro cammino di figli di Dio è cammino d'Amore. (Forgia, 83)
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Nello sforzo di identificarci con Cristo, mi piace distinguere quattro gradini: cercarLo, trovarLo, frequentarlo, amarLo.
Forse vi rendete conto di trovarvi solo nella prima tappa. Cercatelo con fame, cercateLo in voi stessi con tutte le vostre forze. Se agite con tale impegno, oso garantirvi che Lo avete già trovato, e che avete incominciato a frequentarLo e ad amarLo, ad avere la vostra conversazione nei Cieli.
Cerca di attenerti a un piano di vita, con costanza: alcuni minuti di orazione mentale, assistere alla Santa Messa — ogni giorno se ti è possibile — e ricevere la Comunione, ricorrere con regolarità al Santo Sacramento del perdono — anche se la tua coscienza non ti accusa di peccato mortale —, la visita a Gesù nel Tabernacolo, la recita del Santo Rosario con la contemplazione dei misteri, e tante altre pratiche stupende che già conosci o puoi imparare.
Non dimenticare che quello che conta non è fare molte cose; limitati a compiere, con generosità, quelle cose che puoi fare ogni giorno, sia che ne abbia o no la voglia. Quelle pratiche ti condurranno, quasi senza che te ne avveda, all'orazione contemplativa.
Germoglieranno sempre di più dalla tua anima gli atti di amore, le giaculatorie, gli atti di ringraziamento e di riparazione, le comunioni spirituali.
E tutto ciò mentre assolvi i tuoi obblighi: mentre prendi il telefono o sali su un mezzo di trasporto, mentre chiudi o apri una porta, quando passi davanti a una chiesa, quando inizi un nuovo compito, o mentre lo svolgi o quando lo concludi; farai tutto alla presenza di Dio tuo Padre.
(Amici di Dio, 300 e 149)

15 settembre 2009

LE DIRETTIVE UFFICIALI DELLA SANTA SEDE SU MEDJUGORJE

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Cari amici,
lo scorso anno sono affluiti nella celebre parrocchia dell'Erzegovina 2 milioni di pellegrini da ogni parte del mondo, di cui 600.000 italiani, e circa 35.000 sacerdoti.
E' importante, sotto il profilo pastorale, che i pellegrini conoscano le direttive della Santa Sede su questo evento, di fronte alle quali eventuali posizioni contrarie sono da considerarsi opinioni personali.
La posizione della Santa Sede, esplicitata in vari Documenti (vedi nostro sito internet http://www.facebook.com/l/91f07;www.radiomaria.it sotto Medjugorje-Documenti) è stata recentemente sintetizzata da Sua Eminenza il Card. Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, nel libro "L'ultima veggente di Fatima" - Ed Rai-Rizzoli - pag 103-107.
Sua Santità Benedetto XVI ha voluto avvalorare il libro con una sua personale prefazione.
Al riguardo il Card. Bertone ha affermato:
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1. "Le dichiarazioni del vescovo di Mostar riflettono un'opinione personale, non sono un giudizio definitivo e ufficiale della Chiesa".
Questa dichiarazione taglia le gambe a tutti coloro che si avvalgono delle dichiarazionI del Vescovo di Mostar per attaccare Medjugorje in nome dellaChiesa.
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2. "Tutto è rinviato alla dichiarazione di Zara dei vescovi della ex Jugolavia del 10 Aprile 1991, che lascia la porta aperta a future indagini.La verifica deve, perciò, andare avanti".
E' la Santa Sede che a suo tempo non ha accolto il giudizio della commissione nominata dal Vescovo e ha deciso di affidare il caso alla Conferenza Episcopale della ex Jugolavia.
Quest'ultima ha lasciato la porta aperta a future indagini, essendo le apparizioni ancora in atto. Non è vero dunque che la Conferenza episcopale della ex -Jugoslavia abbia espresso un giudizio negativo.
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3."Nel frattempo sono permessi i pellegrinaggi privati con un accompagnamento pastorale dei fedeli".
I pellegrinaggi privati sono quelli organizzati privatamente dai fedeli, o da agenzie laiche, e si specifica che è bene che siano accompagnati dai sacerdoti. Questa precisazione è molto importante, sopratutto per il servizio delle confessioni.
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4. "Infine, tutti i pellegrini cattolici possono recarsi a Medjugorje, luogo di culto mariano dove è possibile esprimersi con tutte le forme devozionali".
Viene qui ribadita l'assoluta libertà dei pellegrini di recarsi a Medjugorje, specificando che la Chiesa lo ritiene un luogo di culto mariano, dove è possibile partecipare alla Santa Messa, Confessarsi, fare la Via Crucis, l'Adorazione al Santissimo Sacramento... e così via.
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Questa, cari amici, è la posizione ufficiale della Santa Sede su Medjugorje e queste sono le sue direttive, espresse dal Cardinale Segretario di Stato e avvalorate dal Santo Padre in persona. Mentre esprimiamo la nostra gratitudine, assicuriamo loro la nostra preghiera alla Regina della pace, augurandoci che da parte di tutti ci sia obbedienza e umile sottomissione.
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Vostro Padre Livio
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PS.: data la disinformazione on line su Medjugorje, fate circolare il più possibile questa news-letter.

MARIA, MAESTRA DI SACRIFICIO

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“Maria, Maestra del sacrificio nascosto e silenzioso!”
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Maria, Maestra del sacrificio nascosto e silenzioso! —OsservàteLa, quasi sempre nascosta, mentre collabora con Suo Figlio: sa e tace. (Cammino, 509)
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La Vergine Addolorata. Nel contemplarLa, guarda il Suo Cuore: è una Madre con due figli, faccia a faccia: Lui... e te. (Cammino, 506)
Quant'è grande l'umiltà di mia Madre, Maria! —Non La vedrete tra le palme di Gerusalemme, né —tranne la primizia di Cana— al momento dei grandi miracoli.—Però non fugge il disprezzo del Golgota: lì, “iuxta crucem Iesu” —, accanto alla Croce di Gesù, c'è Sua Madre. (Cammino, 507)
Nell'ora dell'abominio della Croce, la Vergine è lì, vicina a Suo Figlio, decisa a seguire la stessa sorte.
Dobbiamo perdere la paura di comportarci da cristiani responsabili, quando ciò risulta scomodo nell'ambiente in cui ci muoviamo: Lei ci aiuterà. (Solco, 977)

IL VERO EROE


L'autentico "Eroe"
e' l'uomo qualunque che ha pazienza,
e' l'umile che accetta il mistero della vita,
il mistero della fede,
il mistero dell'eternita'.
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Eroe e'
l'operaio flagellato dalla vita;
e' la madre ricca di paura
per l'avvenire e di lacrime;
e' il prete solitario e amato solo da Dio,
dimenticato da tutti,
tormentato dalla sua solitudine
e assetato di bellezza;
e' il giovane che si apre alla vita
e la trova amara e malinconica...
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Eroe e'
colui che crede fino allo spasimo
all'Amore di Dio,
al Progetto infallibile della Provvidenza,
al mistero dell'Infinito e dell'Onnipotente;
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Eroe e'
colui che ogni giorno
accetta con pazienza e con sorriso la vita
e aspetta l'incontro con Cristo.

LA SANTA CROCE PESA

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“La Croce, la Santa Croce!, pesa”
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Santificare il proprio lavoro non è una chimera, bensì è missione di ogni cristiano...: tua e mia. Lo aveva ben scoperto quel meccanico, che diceva:
"Mi fa impazzire di gioia la certezza che io, maneggiando il tornio e cantando, cantando molto di dentro e di fuori , posso farmi santo...: com'è buono il nostro Dio!". (Solco, 517)
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La Croce, la Santa Croce!, pesa. — Da una parte, i miei peccati. Dall'altra, la triste realtà delle sofferenze della Chiesa nostra Madre; l'apatia di tanti cattolici che hanno “un volere senza volere”; la separazione — per motivi diversi — da persone care; le malattie e le afflizioni, proprie e altrui...La Croce, la Santa Croce!, pesa: “Fiat, adimpleatur...!”.
Si faccia, si compia, sia lodata ed eternamente glorificata la giustissima e amabilissima Volontà di Dio su tutte le cose! Amen, Amen. (Forgia, 769)
La Croce non è la pena, né il dispiacere, né l'amarezza... È il legno santo su cui Gesù Cristo trionfa... e su cui trionfiamo noi quando riceviamo con gioia e con generosità ciò che Egli ci manda. (Forgia, 788)
Non sei solo. — Né tu né io possiamo trovarci soli. E meno che mai se andiamo da Gesù attraverso Maria, poiché è una Madre che non ci abbandonerà mai. (Forgia, 249)

" IL GRANDE AMICO CHE NON TRADISCE MAI "

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Cerchi la compagnia di amici che, con la loro conversazione e il loro affetto, con la loro frequentazione, ti rendano più sopportabile l'esilio di questo mondo..., sebbene gli amici a volte tradiscano. —Non mi sembra male. Però..., perché non frequenti ogni giorno, con maggiore intensità, la compagnia, la conversazione del Grande Amico, che non tradisce mai? (Cammino, 88)
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La nostra vita è di Dio e dobbiamo consumarla al Suo servizio, preoccupandoci generosamente delle anime; dimostrando, con la parola e l'esempio, la profondità delle esigenze della vita cristiana.
Gesù aspetta che noi Gli manifestiamo il desiderio di acquisire questa scienza, per dirci: "Chi ha sete, venga a Me e beva".
Gli rispondiamo: insegnaci a dimenticarci di noi stessi, per pensare a Te e a tutte le anime.
Così il Signore ci porterà, con la Sua grazia, sempre avanti, come quando facevamo i primi esercizi per imparare a scrivere — ricordate le aste che tracciavamo nella nostra infanzia sotto la guida della mano del maestro? — e così assaporeremo la gioia di manifestare la nostra fede, altro dono di Dio, anche per mezzo di un'autentica vita cristiana, nella quale tutti possano riconoscere chiaramente le meraviglie divine.
Egli è Amico; è l'Amico! Vos autem dixi amicos.
Ci chiama amici ed è stato Lui a fare il primo passo; ci ha amati per primo.
Non impone tuttavia il Suo amore: ce lo offre. Ce lo dimostra con il segno più evidente dell'amicizia: "Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici."
Era amico di Lazzaro e pianse per lui, quando lo vide morto: e lo risuscitò.
Se ci vede freddi, svogliati, forse con quella rigidità che è propria di una vita interiore che vien meno, il Suo pianto sarà per noi vita:
Io te lo comando, amico mio, alzati e cammina, vieni fuori da questa vita angusta, che non è vita.(E' Gesù che passa, 93).

12 settembre 2009

VIVERE LA MESSA

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“IMPARARE NELLA MESSA A METTERSI IN RAPPORTO CON DIO”
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Umiltà di Gesù: a Betlemme, a Nazaret, sul Calvario... Ma la sua umiliazione e il suo annichilimento sono maggiori nell'Ostia Santissima: più che nella stalla, che a Nazaret, che sulla Croce. Perciò, quanto sono obbligato ad amare la Messa! (La “nostra” Messa, Gesù...). (Cammino, 533)
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Forse qualche volta ci siamo domandati come poter corrispondere a tanto amor di Dio, e forse vorremmo vedere esposto chiaramente un programma di vita cristiana.
La soluzione è facile ed è alla portata di tutti i fedeli: partecipare con amore alla Santa Messa, imparare nella Messa a mettersi in rapporto con Dio, perché in questo Sacrificio è contenuto tutto ciò che il Signore vuole da noi.
Permettetemi di ricordarvi ciò che tante volte voi stessi avete osservato: lo svolgimento delle cerimonie liturgiche.
Seguendole con attenzione è molto probabile che il Signore faccia scoprire a ciascuno di noi dove dobbiamo migliorare, quali vizi sradicare, come impostare il nostro rapporto fraterno con tutti gli uomini.
Il sacerdote si dirige verso l'altare di Dio, del Dio che allieta la nostra giovinezza. La Santa Messa inizia con un canto di gioia, perché Dio è lì.
Questa gioia, fatta di gratitudine e di amore, si manifesta nel bacio dell'altare, simbolo di Cristo e ricordo dei santi: un piccolo spazio santificato, perché su quest'ara si realizza il Sacramento dall'efficacia infinita. (E' Gesù che passa, 88)

11 settembre 2009

LA PACE DI CRISTO SIA CON NOI

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"LA PACE DI CRISTO NEL REGNO DI CRISTO"
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Un segreto. —Un segreto a gran voce: queste crisi mondiali sono crisi di santi. —Dio vuole un pugno di uomini “suoi” in ogni attività umana. —Poi... pax Christi in regno Christi —la pace di Cristo nel regno di Cristo. (Cammino, 301)
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Sforzati, se è necessario, di perdonare sempre coloro che ti offendono, fin dal primo istante, perché, per quanto grande sia il danno o l'offesa che ti fanno, molto di più ti ha perdonato Iddio. (Cammino, 452)
Caratteristica evidente di un uomo di Dio, di una donna di Dio, è la pace della sua anima: ha “la pace” e dà la pace alle persone che frequenta. (Forgia, 649)
Abìtuati a rispondere alle sassate dei poveri “odiatori” con una sassaiola di Avemarie. (Forgia, 650)
La Madonna così l'invoca la Chiesa è la Regina della pace.
Per questo quando la tua anima, l'ambiente famigiare o professionale, la convivenza nella società o tra i popoli sono agitati, non cessare di acclamarLa con questo titolo: "Regina pacis, ora pro nobis!" Regina della pace, prega per noi! Hai provato, almeno, quando perdi la serenità?... La sua immediata efficacia ti sorprenderà. (Solco, 874)

PREGHIERA A MARIA

Madre della Chiesa,
e Madre nostra Maria,
raccogliamo nelle nostre mani
quanto un popolo è capace di offrirTi;
l'innocenza dei bambini,
la generosità e l'entusiasmo dei giovani,
la sofferenza dei malati,
gli affetti più veri coltivati nelle famiglie,
la fatica dei lavoratori,
le angustie dei disoccupati,
la solitudine degli anziani,
l'angoscia di chi ricerca
il senso vero dell'esistenza,
il pentimento sincero
di chi si è smarrito nel peccato,
i propositi e le speranze
di chi scopre l'amore del Padre,
la fedeltà e la dedizione
di chi spende le proprie energie
nell'apostolato
e nelle opere di misericordia.
E Tu, o Vergine Santa,
fa' di noi altrettanti coraggiosi
testimoni di Cristo.
Vogliamo che la nostra carità sia autentica,
così da ricondurre alla fede gli increduli,
conquistare i dubbiosi,
raggiungere tutti.
Concedi, o Maria,
alla comunità civile
di progredire nella solidarietà,
di operare con vivo senso della giustizia,
di crescere sempre nella fraternità.
Aiuta tutti noi
ad elevare gli orizzonti della Speranza
fino alle realtà eterne del Cielo.
Vergine Santissima,
noi ci affidiamo a Te
e Ti invochiamo,
perché ottenga alla Chiesa
di testimoniare in ogni sua scelta il Vangelo,
per far risplendere davanti al mondo
il Volto del Tuo Figlio
e nostro Signore Gesù Cristo.
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(Giovanni Paolo II)

UNA PAGINA BELLISSIMA DI SPIRITUALITA'

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IL MIO ADDIO ALLA TERRA
di don Dolindo Ruotolo
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Ed ora, non sapendo quale sarà il giorno della mia morte, io anticipo col cuore tutto unito alla Tua Volontà, il mio addio alla terra, dove passai pellegrino tra tante pene, dove fui un povero nulla, dove vissi nel pieno sentimento del mio niente, nella povertà che ho amata, nell'umiliazione che mi è stata compagna fin dai più teneri anni, lavorando per Te tra mille difficoltà, confidando unicamente in Te e nell'aiuto della mia dolcissima Mamma Maria.
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Addio, addio, o povera terra desolata tra tante miserie, addio; scenda su di te la benedizione di Dio, in ogni angolo tuo si lodi Dio, in ogni tua dimora regni la pace... Addio! Ti vedrò dall'alto come atomo fuggente nello spazio, e ti benedirò ancora... Addio!
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Addio, o Santa Chiesa Cattolica, Apostolica, Romana, madre mia e delle anime. Quando io nacqui tu mi generasti alla grazia, quando morirò mi partorirai alla gloria, per l'infinita misericordia di Dio. Addio a te che peregrini sulla terra, salve a te trionfante nel Cielo, a cui spero unirmi morendo.
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Addio, o fonte battesimale, che mi facesti cristiano, figlio di Dio, fratello di Gesù Cristo, tempio dello Spirito Santo, figlio di Maria, addio!
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Addio, o santi confessionali, che innumerevoli volte mi ridonaste la grazia e me l'accresceste nell'abbraccio della divina misericordia!
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Addio, Tabernacolo della mia Chiesa, che mi aspettavi ogni mattina, ed ogni mattina ti aprivi per me... Tu depositario delle mie gioie e delle mie pene, del mio povero amore e della mia filiale fiducia, dei miei sospiri e dei miei desideri... Addio!...
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Addio, o santa Chiesa dove fui consacrato Sacerdote... Addio casa dove fui educato al divino amore, e dove giunsi alla dignità sacerdotale... Addio, dolci ricordi di una vita umiliata... la più bella vita che io potevo avere sulla terra, donandomi tutto a Dio.
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Addio, povera casa mia, povera stanzuccia mia, dove tra i gemiti del dolore, nella mia cara e profonda umiliazione, ho lavorato per la gloria di Dio... Addio, piccolo eremo dove ho meditato la mia nullità e la mia miseria, dove ho riparato, con Gesù e per Gesù, le colpe delle anime e dell'anima mia... Addio!...
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Addio, o strade che ho percorso ogni giorno nella giovinezza, e poi curvo dalla vecchiezza, per donarmi a Gesù e donare Gesù alle anime, addio!
Parto dalla terra con l'anima piena di amore a Dio ed alle anime. Non ho avuto mai un sentimento di astio o di avversione per chi mi ha fatto del male. Non ho avuto neppure bisogno di perdonare, perché ho sempre pensato che l'unico ad aver bisogno di essere perdonato sono io; ho amato quelli che hanno intralciato il mio cammino nel glorificare Dio, pensando che avevano ragione di avversare tanta estrema nullità, tanta ignoranza, tanta miseria, che mi ha fatto sempre credere il più miserabile di tutti.
Morirò!... Al suono della mesta campana, non ci sarà di me che la misera spoglia mortale, e sia l'ultimo canto della mia nullità alla gloria di Dio che è tutto!... Dio solo! dirò con la mia morte... Confido in Te, dirò nel mio disfacimento, nella speranza della finale resurrezione...
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Addio per sempre alla vita terrena... addio.. Mi chiuderanno in una cassa, che desidero poverissima, di legno grezzo, e sarà forse bagnata di lacrime per la carità di chi mi tollerò e mi compatì nella vita. Si abbasserà il coperchio di quella cassa come un ultimo addio... e sparirò dagli occhi umani per essere accolto da una povera fossa. Se picchierete sul mio sepolcro, io dirò ancora: Confido in Dio! Confidate in Dio!
Sia gloria a Te, mio Dio, a Te solo nella mia nullità?... Quando la mia bara sarà benedetta, sorridimi ancora, o Gesù, dal tuo Tabernacolo, abbracciami ancora con la Tua misericordia, suggellami ancora col Tuo amore, dimmi, o Gesù:
Io sono la resurrezione e la vita!... E fa che ogni cellula mia che si dissolve nella terra, canti la mia nullità e la Tua gloria!
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(Napoli, 1959 Sac. Dolindo Ruotolo)

IL PERDONO VIENE DALLA MISERICORDIA DI DIO!

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Mi scrivi che sei arrivato, finalmente, al confessionale, e che hai provato l'umiliazione di dover aprire la cloaca dici proprio così della tua vita davanti a un "uomo". Quando sradicherai questa vana stima che hai di te stesso?
Allora andrai alla confessione contento di mostrarti quale sei, davanti a "quell'uomo" consacrato altro Cristo, lo stesso Cristo! che ti dà l'assoluzione, il perdono di Dio. (Solco, 45)
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Padre: come può sopportare tutta questa spazzatura? —mi dicesti—, dopo una confessione contrita.—Tacqui, pensando che se la tua umiltà ti porta a sentirti così —spazzatura, un mucchio di spazzatura— potremo ancora fare qualcosa di grande di tutta la tua miseria. (Cammino, 605)
Che poco Amore di Dio hai quando cedi senza lottare perché non è un peccato grave! (Cammino, 328)
Ancora una volta alle tue vecchie follie!... E poi, quando torni, ti ritrovi con poca allegria, perché ti manca umiltà.
Sembra che ti ostini a ignorare la seconda parte della parabola del figliol prodigo, e continui a essere attaccato alla povera felicità delle ghiande.
Orgogliosamente ferito dalla tua fragilità, non ti decidi a chiedere perdono, e non consideri che, se ti umìli, ti attende la calorosa accoglienza di tuo Padre Dio, la festa per il tuo ritorno e per il tuo ricominciare.(Solco, 65)

MARIA, FIGLIA DI DIO PADRE

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Quanta bassezza nella mia condotta, e quanta infedeltà alla grazia!
Madre mia, Rifugio dei peccatori, prega per me; che mai più io ostacoli l'opera di Dio nella mia anima. (Forgia, 178)
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Madre nostra, Speranza nostra!, come si sta sicuri, ben stretti a Te, anche se tutto vacilla!(Forgia, 474)
Come piace agli uomini sentirsi ricordare la loro parentela con personaggi della letteratura, della politica, delle armi, della Chiesa...!
Canta davanti alla Vergine Immacolata e ricordaLe:
Ave Maria, Figlia di Dio Padre: Ave Maria, Madre di Dio Figlio: Ave Maria, Sposa di Dio Spirito Santo... Più di te, soltanto Dio! (Cammino, 496)
Di': Madre mia —tua, perché sei Suo per molti titoli—, il Tuo amore mi leghi alla Croce di Tuo Figlio: non mi manchi la Fede, né il coraggio, né l'audacia, per compiere la volontà del nostro Gesù. (Cammino, 497)

IL PAPA: "IL CUORE DELL'UOMO SENZA DIO E' IL DESERTO PIU' PROFONDO"


Gesù vuole “vincere nell’uomo la solitudine e l’incomunicabilità create dall’egoismo”.
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Benedetto XVI ha affermato questa domenica che “il deserto più profondo” è il cuore umano quando non si relaziona con Dio e con il prossimo.
“Si diventa allora ciechi perché incapaci di vedere la realtà – ha detto il Papa durante la Messa sulla spianata di Valle Faul a Viterbo –; si chiudono gli orecchi per non ascoltare il grido di chi implora aiuto; si indurisce il cuore dell’indifferenza e nell’egoismo”.
Il "deserto", ha spiegato il Pontefice, “può evocare gli eventi drammatici, le situazioni difficili e la solitudine che segna non raramente la vita; il deserto più profondo è il cuore umano, quando perde la capacità di ascoltare, di parlare, di comunicare con Dio e con gli altri”.
Benedetto XVI ha quindi fatto riferimento al brano evangelico di San Marco letto durante la messa di questa domenica e che narra della guarigione del sordomuto, per spiegare che “l’ardente desiderio di Gesù” è quello “di vincere nell’uomo la solitudine e l’incomunicabilità create dall’egoismo, per dare volto ad una nuova umanità, l’umanità dell’ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con Dio”.
Questa “umanità buona”, ha concluso, è “una umanità senza discriminazioni, senza esclusioni così che il mondo sia veramente e per tutti campo di genuina fraternità nell'apertura e nell'amore per il Padre comune che ci ha creato e ci ha fatto i Suoi figli e le Sue figlie”.

MARIA, DONNA ACCOGLIENTE


La frase si trova in un testo del Concilio Vaticano II, ed è splendida per dottrina e concisione.
Dice che, all'annuncio dell'Angelo, Maria "accolse nel cuore e nel corpo il Verbo di Dio."
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Nel cuore e nel corpo: fu, cioè, Discepola e Madre del Verbo.
Discepola, perché si mise in ascolto della Parola e la conservò per sempre nel cuore.
Madre, perché offrì il Suo grembo alla Parola e la custodì per nove mesi nello scrigno del corpo.
Forse per capire fino in fondo la bellezza di questa verità, il vocabolario non basta. Bisogna ricorrere alle espressioni visive.
E allora non c'è di meglio che rifarsi ad una celebre icona orientale, che raffigura Maria con il divin Figlio Gesù inscritto sul petto.
È indicata come "la Madonna del segno", ma potrebbe essere chiamata "la Madonna dell'accoglienza" , perché, con gli avambracci levati in alto, in atteggiamento di offertorio o di resa, Essa appare il simbolo della più gratuita ospitalità.
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Accolse nel cuore: fece largo, cioè, nei Suoi pensieri ai pensieri di Dio. Ma non si sentì, per questo, ridotta al silenzio.
Offrì volentieri il terreno vergine della Sua intimità alla germinazione del Verbo, ma non Si considerò espropriata di nulla.
Gli cedette con gioia il suolo più inviolabile della Sua vita, ma senza dover ridurre gli spazi della Sua libertà.
Diede alloggio al Signore nella Sua casa, ma non ne sentì, la Presenza come violazione di domicilio. Gli aprì le porte delle stanze più segrete, ma senza subirne lo sfratto.
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Accolse nel corpo: sentì, cioè, il peso fisico di un altro essere che prendeva dimora nel Suo grembo di Madre.
Adattò, quindi, i Suoi ritmi a quelli dell'Ospite.
Modificò le Sue abitudini in funzione di un compito che non Le alleggeriva certo la vita.
Consacrò i Suoi giorni alla gestazione di una Creatura che non Le avrebbe risparmiato preoccupazioni e fastidi.
E poiché il frutto benedetto del seno Suo era il Verbo di Dio che S'incarnava per la salvezza dell'umanità, capì di aver contratto con tutti i figli di Eva un debito di accoglienza che avrebbe pagato con cambiali di lacrime.
Quell'ospitalità fondamentale la dice lunga sullo stile di Maria e delle Sue mille altre accoglienze di cui il Vangelo non parla, ma che non ci è difficile intuire.
Nessuno fu mai respinto da Lei. Tutti trovarono riparo sotto la Sua ombra.
Dalle vicine di casa, alle antiche compagne di Nazaret. Dai parenti di Giuseppe, agli amici di gioventù di Suo Figlio. Dai poveri della contrada, ai pellegrini di passaggio. Da Pietro, in lacrime dopo il tradimento, a Giuda che, forse, quella notte non riuscì a trovarLa in casa.
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Santa Maria, Donna accogliente, aiutaci ad accogliere la Parola nell'intimo del cuore. A capire, cioè, come hai saputo fare Tu, le irruzioni di Dio nella nostra vita.
Egli non bussa alla porta per intimarci lo sfratto, ma per riempire di luce la nostra solitudine.
Non entra in casa per metterci le manette, ma per restituirci il gusto della vera libertà.
Lo sappiamo: è la paura del nuovo a renderci spesso inospitali nei confronti del Signore che viene. I cambiamenti ci danno fastidio.
E siccome Lui scombina sempre i nostri pensieri, mette in discussione i nostri programmi e manda in crisi le nostre certezze, ci nascondiamo come Adamo nell'Eden, ogni volta che sentiamo i Suoi Passi.
Facci comprendere che Dio, se ci guasta i progetti, non ci rovina la festa; se disturba i nostri sonni, non ci toglie la pace.
E una volta che L'avremo accolto nel cuore, anche il nostro corpo brillerà della Sua luce.
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Santa Maria, Donna accogliente, rendici capaci di gesti ospitali verso i fratelli.
Sperimentiamo tempi difficili, in cui il pericolo di essere defraudati dalla cattiveria della gente ci fa vivere dietro porte blindate e sistemi di sicurezza. Non ci fidiamo più l'uno dell'altro.
Vediamo agguati dappertutto. Il sospetto è diventato organico nei rapporti con il prossimo. Il terrore di essere ingannati ha preso il sopravvento sugli istinti di solidarietà che pure ci portiamo dentro. E il cuore se ne va a pezzi, dietro i cancelli dei nostri recinti.
Disperdi, Ti preghiamo, le nostre diffidenze. Facci uscire dalla trincea degli egoismi corporativi. Sfascia le cinture delle leghe. Allenta le nostre ermetiche chiusure nei confronti di chi è diverso da noi. Abbatti le nostre frontiere. Quelle culturali, prima di quelle geografiche. Queste ultime cedono ormai sotto l'urto dei popoli "altri", ma le prime restano tenacemente impermeabili. Visto allora che siamo costretti ad accogliere stranieri nel corpo della nostra terra, aiutaci ad accoglierli anche nel cuore della nostra civiltà.
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Santa Maria, Donna accogliente, Ostensorio del Corpo di Gesù deposto dalla croce, accoglici sulle tue ginocchia, quando avremo reso lo spirito anche noi.
Dona alla nostra morte la quiete fiduciosa di chi poggia il capo sulla spalla della Madre e si addormenta sereno. Tienici per un poco sul Tuo grembo, così come ci hai tenuti nel cuore per tutta la vita.
Compi su di noi i rituali delle ultime purificazioni. E portaci, finalmente, sulle Tue braccia davanti all'Eterno.
Perché solo se saremo presentati da Te, Sacramento della tenerezza, potremo trovare pietà.
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( Tonino Bello, Maria, Donna accogliente, "Nigrizia", giugno 1991, p. 58)