Gesù ci dice che ognuno di noi è responsabile della sua vita e del suo futuro. Questo è indubitabile, ed è sbagliato smettere di pregare o arrabbiarsi contro il Signore quando qualcosa non và bene o sorgono sofferenze personali o familiari. Questo è il sintomo di una mancata maturità umana e spirituale, la prova di una Fede che non c’è ma che si presume di avere. Ognuno di noi raccoglie quanto semina, almeno riguardo il nostro rapporto con Dio, mentre è un altro discorso quando le sofferenze sono causate da persone che non ci amano.
Sempre però Gesù ci invita ad essere misericordiosi con tutti, quindi comprensivi, benevoli, pazienti. È un atteggiamento energico, volontario; non è paura, vigliaccheria o la rinuncia alla difesa. Chi usa volontariamente la pazienza e non perché costretto dalle circostanze, è forte d’animo.
Ognuno di noi è il giudice di sè stesso, decide con le sue opere quale comunione deve avere con Gesù e i doni che deve ricevere, che sono sempre proporzionati a quello che si compie di buono verso i fratelli e le sorelle.
Cerchiamo di capire il significato di misericordia e perché i cristiani sono chiamati ad essere misericordiosi. Misericordia è un sentimento generato dalla compassione per la miseria altrui, miseria morale o spirituale, intesa come mancanza di qualcosa. Chi non ama è mancante di amore e di verità con ogni probabilità; comunque le mancanze spirituali possono essere molte altre. Dinanzi a queste mancanze, il comportamento del cristiano deve essere improntato sull’amore, sulla compassione e comprensione delle debolezze degli altri.
Non esiste nel Cristianesimo “l’occhio per occhio” ma questo comando di Gesù: “Amatevi anche voi gli uni gli altri” (Gv 13,34).
La misericordia è un sentimento di compassione e pietà per l’infelicità e la sventura degli altri che induce a soccorrere, a perdonare, a non infierire. La misericordia può dimorare solamente nel cuore di chi ha incontrato veramente Gesù; non è naturale questa disposizione, non si deve confondere con qualche buona azione compiuta da un non credente, mosso probabilmente da qualcosa che all’esterno non appare e che nessuno però può giudicare perché l’intenzione la conosce solo Dio.
La misericordia è una virtù morale tenuta in grande considerazione dall’etica cristiana e si concreta in opere di pietà o di carità, generosità, perdono. Non può esistere un cristiano senza un cuore buono o almeno comprensivo, mosso a pietà degli altri che non comprendono o non riescono a praticare le virtù cristiane. Il cristiano è uno che usa misericordia, che agisce con animo buono e almeno si sforza di non commettere determinati peccati.
Gesù elenca alcuni comportamenti che un cristiano deve valutare attentamente se vuole osservare il Vangelo. Per essere misericordiosi non si deve giudicare, non si condanna in modo prevenuto, ma bisogna perdonare e donare comprensione e bontà. Gesù è buono e benigno con tutti, Lui non ha nemici, sono i cattivi a odiarlo. Quindi, chi ha l’abitudine di giudicare e di condannare non agisce con bontà e mostra a chi lo ascolta di non seguire Gesù.
I giudizi che si fanno sulle azioni e sulle intenzioni altrui sono sempre sbagliati e mostrano una mancanza di generosità verso il prossimo.
«Bisogna ammettere realisticamente e con profonda e sofferta sensibilità che i cristiani, oggi, in gran parte, si sentono smarriti, confusi, perplessi e perfino delusi; si sono sparse a piene mani idee contrastanti con la Verità rivelata e da sempre insegnata; si sono propagate vere e proprie eresie, in campo dogmatico e morale, creando dubbi, confusioni, ribellioni; si è manomessa la Liturgia ; immersi nel “relativismo” intellettuale e morale, e perciò nel permissivismo, i cristiani sono tentati dall’ateismo, dall’agnosticismo, dall’illuminismo vagamente moralistico, da un cristianesimo sociologico, senza dogmi definiti e senza morale oggettiva» (Osservatore Romano, 7 febbraio 1981).
Anche se il Papa allora non indicava i nomi, però evidenziava che quanti diffondevano le eresie non agivano per il bene della Chiesa. È un altro discorso quando si giudica o peggio ancora si condanna in modo definitivo qualcuno, solo osservando le sue azioni o presumendo di conoscere le sue intenzioni.
Chi giudica gli altri senza carità attrae su di sé inconsciamente il giudizio degli altri, e Dio permette che subisca il contraccambio di quello che fa.
Chi condanna e non perdona soccombe alla stessa legge e in pratica danneggia sè stesso.
Quando si è ciechi su questi precetti di carità e non si osservano, ognuno rovina sè stesso e la sua famiglia; un sacerdote rovina tutti i parrocchiani. Dando cattivi esempi si formano persone senza carità. Non c’è una scusa valida per giudicare senza motivo o per condannare con sentenza definitiva, non si può essere severi con il prossimo per migliorarlo calpestando però la carità. Non si può osservare la pagliuzza nell’occhio altrui e fare finta di non vedere la trave nel proprio occhio.
Un cristiano non deve trasgredire la legge della carità, egli propugna il bene vero e lo dimostra con la misericordia che usa.
(padre Giulio Maria Scozzaro)
Il padre in questione, è stato allontanato dal suo Ordine per disobbedienza, e non può più esercitare il Sacerdozio. Non nego che quel che dice, sia verità, ma occorre fare molta attenzione. Dar contro alla Chiesa, anche se giustamente, può allontanare ancora di più i fedeli, Occorre invece sollecitare la preghiera, affinché i Cardinali siano illuminati dallo Spirito Santo, e facciano scelte oculate, per la nomina del nuovo Pontefice.
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