Siamo arrivati al giorno tanto atteso da Gesù: “Ho desiderato ardentemente di mangiare questa Pasqua con voi, prima della Mia Passione” (Lc 22,15), un desiderio ardente addirittura, quindi impetuoso, infuocato, luminoso. È la Pasqua dell’addio del Signore alla vita terrena, arrivata dopo avere compiuto quanto aveva stabilito con il Padre. Nella liturgia di domani Gesù dirà: “Tutto è compiuto!” (Gv 19,30).
Gesù è per noi modello anche in questo, in tutto lo è, adesso fissiamo lo sguardo sulla precisazione che Egli alla fine riuscì a compiere tutto. Era Dio non lo dimentichiamo, ma Lui non ci chiede di compiere le Sue identiche opere, invita ognuno di noi a compiere nella vita ciò che deve compiere come cristiano e figlio di Dio. Non lasciatevi ingannare dal fatto che Lui era Dio e nella Sua natura umana poteva sopportare sofferenze atroci. La verità è che nessuno di noi porta una croce superiore alle sue forze.
Quando una croce diventa pesante il motivo è la poca preghiera, la persona è debole ma mai la croce diventa insopportabile di suo.
Quelli che pregano riescono a sopportare croci umanamente insostenibili, croci che non vengono mai da Gesù ma dalla cattiveria umana o da circostanze contingenti, perché il nostro Dio è un Padre che ci ama infinitamente e senza retromarce. L’uomo si può allontanare dal Padre e mai Lui rifiuta di aiutare un figlio o una figlia che Lo cerca con sincerità e con profondo pentimento.
Gesù è meraviglioso perché toglie le croci o le rende dolci, sopportabili e leggere, ma bisogna rimanere nel Suo Amore. “Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in Me e Io in lui, fa molto frutto, perché senza di Me non potete far nulla” (Gv 15,5).
Il Giovedì Santo ci racconta l’inizio della prova data da Gesù all’umanità del Suo Amore per tutti; tutta la Sua vita fu una ininterrotta testimonianza del Suo eccezionale Amore anche verso i Suoi nemici, ma oggi e soprattutto domani mostra che non ha avuto limiti. Si è donato senza considerare la sofferenza che pativa ed era immensa come l’universo, ma già nel Giovedì Santo mostra quanta delicatezza ha per ognuno di noi.
Molti cristiani vivono con avventatezza la loro Fede e dedicano poco tempo alla preghiera o la recitano meccanicamente, quando invece Gesù ha donato la Sua Vita per riparare il peccato originale e riaprire le porte del Paradiso. Ha fatto tutto per Amore, di nulla era debitore semmai Dio molto spesso viene ignorato dall’uomo.
È la Pasqua in cui Gesù compie gli ultimi atti della Sua intensa e inimitabile vita terrena; in pochi anni di apostolato non trascurò nulla di quanto doveva compiere, mancavano solamente alcuni atti prima della Sua atroce Passione.
Oggi e domani sono i giorni in cui dobbiamo chiederci in una riflessione sincera e profonda cosa stiamo facendo noi per Gesù, quale impegno mettiamo per la crescita spirituale e il raggiungimento di una spiritualità elevata. In che modo ricambiamo l’infinito Amore di Gesù?
La sera del Giovedì Santo furono istituiti due Sacramenti indispensabili per la Chiesa di Dio: L’Eucaristia e il Sacerdozio. La Sacra Eucaristia è stato un dono del Cielo per gli uomini, come lo è l’istituzione del Sacerdozio, un ulteriore dono divino per assicurare alla Chiesa la presenza reale ed effettiva del Sacrificio del Calvario in tutti i tempi e luoghi del mondo. Dal Sacrificio Eucaristico scaturiscono doni incommensurabili per i credenti e il mondo intero; occorre il Sacerdote per donare all’umanità Gesù sotto le sembianze del Pane.
È il miracolo dei miracoli, senza Eucaristia non avremmo nulla e non potremmo offrire al Padre il rinnovato Sacrificio incruento.
Nei suoi tre anni di apostolato i suoi nemici fecero tanto per togliere di mezzo Gesù ma Lui la sera del Giovedì Santo trovò il modo di rimanere sempre in mezzo ai suoi e a quanti Lo cercano con sincerità. Nell’Eucaristia c’è tutto Gesù.
Se l’Incarnazione fu un atto di kènosis, l’autosvuotamento del Logos divino nella Sua obbedienza al Padre, nell’Eucaristia il Figlio di Dio Si offre addirittura come cibo. Occorre tanta Fede da parte dei credenti per superare i limiti della sensibilità ed accogliere Dio presente nell’Eucaristia. Egli ha trovato il modo per entrare in relazione continua con noi.
L’Amore di Gesù fu talmente infinito da non voler lasciare l’umanità senza la Sua presenza sacramentale e per amministrare i Sacramenti istituì il Sacerdozio, i continuatori della Sua opera e i ministri della Sua Chiesa. Gesù prima di entrare nella Passione atroce si ricordò di ognuno di noi. Infatti senza il Sacerdote non c’è l’Eucaristia. I credenti sono chiamati a pregare molto per tutti i Sacerdoti e per i bisogni della Chiesa Santa.
La sera del Giovedì Santo però fu per Gesù anche il momento più tremendo della sua esistenza, ancora più della violentissima flagellazione. Egli fu tradito da uno dei Suoi e la sofferenza morale superò quella fisica. «Sapeva infatti chi Lo tradiva; per questo disse: “Non tutti siete puri”». C’era un apostolo privo della purezza necessaria per restare in comunione con Gesù; questo lo disse quando compì un atto davvero sorprendente e che noi dobbiamo meditare attentamente.
“Gesù si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto”. Un Maestro che lavava i piedi ai discepoli non si era mai visto, poi valutiamo anche chi era il Maestro in questa circostanza… Questo insegnamento è sublime e confonde i superbi; Gesù invita soprattutto i Suoi ministri a vivere nell’umiltà e a servire le necessità dei bisognosi.
Non tutti i cristiani necessitano di una lunga purificazione, ma tutti devono purificarsi. Si diventa puri con la Confessione e una vita virtuosa. Guardiamo Gesù come nostro modello: “Li amò sino alla fine”, noi dobbiamo amarlo senza fine.
(padre Giulio Maria Scozzaro)
Ti ringraziamo, Signore, per l'esempio di umiltà e d'amore che ci hai dato lavandoci i piedi. Concedici la forza di imitarTi nel servire il prossimo, in particolare chi ne ha davvero bisogno, poiché tutti sono nostri fratelli. Concedici, Signore, la possibilità di meditare oggi sul Mistero del Tuo amore che ci mostri nella santa Eucaristia e nel dono sacro del sacerdozio.
Ti ringraziamo, Signore, per l'esempio di umiltà e d'amore che ci hai dato lavandoci i piedi. Concedici la forza di imitarTi nel servire il prossimo, in particolare chi ne ha davvero bisogno, poiché tutti sono nostri fratelli. Concedici, Signore, la possibilità di meditare oggi sul Mistero del Tuo amore che ci mostri nella santa Eucaristia e nel dono sacro del sacerdozio.
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