Se davvero vuoi che il tuo cuore reagisca sicuramente, ti consiglio di metterti in una Piaga del Signore: così ne diverrai intimo, ti aggrapperai a Lui, sentirai palpitare il Suo Cuore..., e Lo seguirai in tutto ciò che ti vorrà chiedere. (Forgia, 755)
Nell'ammirare e nell'amare davvero la Santissima Umanità del Signore, scopriremo a una a una le Sue Piaghe. E in questi tempi di purificazione passiva, dolorosi, forti, di lacrime dolci e amare che cerchiamo di nascondere, sentiremo il bisogno di metterci in ciascuna delle Sue Santissime Ferite: per purificarci, per godere del Suo Sangue Redentore, per fortificarci.
Accorreremo come le colombe che, come dice la Scrittura [Cfr Ct 2, 14], si rifugiano nelle fessure della roccia quando giunge la tempesta. Ci nascondiamo in questo rifugio, per trovare l'intimità di Cristo: e ci accorgiamo che il Suo Parlare è dolce e il Suo Volto è leggiadro [Cfr Ct 2, 14], perché coloro che sanno che la Sua Voce è soave e gradita, sono quelli che hanno ricevuto la grazia del Vangelo, che fa loro dire: "Tu solo hai Parole di vita eterna" [San Gregorio Nisseno, In Canticum homiliae, 5].
Se volete accettare l'esperienza di un povero sacerdote che non ha altra pretesa che di parlare di Dio, vi consiglio, quando la carne vuole recuperare i privilegi perduti, o la superbia — il che è ancora peggio — si ribella e si impunta, di affrettarvi a trovare rifugio nelle divine fenditure che, nel Corpo di Cristo, hanno aperto i chiodi che Lo confissero al legno della Croce e la lancia che Gli trapassò il petto. Andateci nel modo che più vi commuova: riversate nelle Piaghe del Signore tutto l'amore umano... e tutto l'amore divino. Questo è bramare l'unione, sentirsi fratelli di Cristo, Suoi consanguinei, figli della stessa Madre, perché è Lei a condurci a Gesù. (Amici di Dio, nn. 301-303)
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