Il tuo talento, la tua simpatia, le tue attitudini... si perdono: non ti si consente di metterle a frutto. —Mèdita bene queste parole di un autore spirituale: “Non si perde l'incenso che si offre a Dio. —Il Signore è più onorato con il sacrificio dei tuoi talenti che con il vano impiego di essi”. (Cammino, 684)
Poi aprirono i loro scrigni e Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Fermiamoci un po' e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. Come è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? Dice la Scrittura: "Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto". L'uomo non riesce neppure a scoprire pienamente la profondità e la bellezza dei doni del Signore: "Se tu conoscessi il dono di Dio!", dice Gesù alla samaritana. Gesù ci ha insegnato ad attendere tutto dal Padre, a cercare prima di ogni cosa il Regno di Dio e la Sua giustizia, perché tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù, ed Egli sa bene di che cosa abbiamo bisogno.
Nell'economia della salvezza, il Padre nostro dei cieli si prende cura di ogni anima con amorosa delicatezza: ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Sembrerebbe pertanto inutile preoccuparsi di presentare al Signore qualcosa di cui Egli possa aver bisogno; dalla situazione di debitori che non hanno di che pagare, i nostri doni sarebbero simili a quelli dell'Antica Legge, che Dio ormai non accetta più: "Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato...", cose tutte che vengono offerte secondo la Legge.
Ma il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli Stesso ci indica che cosa desidera da noi. Non Gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell'aria, perché tutto è Suo; vuole qualcosa di intimo che Gli dobbiamo offrire con libertà: "Figlio Mio, daMMi il tuo cuore". Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore. (E' Gesù che passa, 35)
Poi aprirono i loro scrigni e Gli offrirono in dono oro, incenso e mirra. Fermiamoci un po' e cerchiamo di capire questo passo del Vangelo. Come è possibile che noi, che siamo nulla e nulla valiamo, possiamo fare delle offerte a Dio? Dice la Scrittura: "Ogni buon regalo e ogni dono perfetto viene dall'alto". L'uomo non riesce neppure a scoprire pienamente la profondità e la bellezza dei doni del Signore: "Se tu conoscessi il dono di Dio!", dice Gesù alla samaritana. Gesù ci ha insegnato ad attendere tutto dal Padre, a cercare prima di ogni cosa il Regno di Dio e la Sua giustizia, perché tutto il resto ci sarà dato in sovrappiù, ed Egli sa bene di che cosa abbiamo bisogno.
Nell'economia della salvezza, il Padre nostro dei cieli si prende cura di ogni anima con amorosa delicatezza: ciascuno ha il proprio dono da Dio, chi in un modo, chi in un altro. Sembrerebbe pertanto inutile preoccuparsi di presentare al Signore qualcosa di cui Egli possa aver bisogno; dalla situazione di debitori che non hanno di che pagare, i nostri doni sarebbero simili a quelli dell'Antica Legge, che Dio ormai non accetta più: "Non hai voluto e non hai gradito né sacrifici né offerte, né olocausti né sacrifici per il peccato...", cose tutte che vengono offerte secondo la Legge.
Ma il Signore sa che il dare è proprio degli innamorati, ed Egli Stesso ci indica che cosa desidera da noi. Non Gli importano le ricchezze, i frutti o gli animali della terra, del mare o dell'aria, perché tutto è Suo; vuole qualcosa di intimo che Gli dobbiamo offrire con libertà: "Figlio Mio, daMMi il tuo cuore". Vedete? Non si accontenta di spartire: vuole tutto. Torno a ripetere che non cerca le nostre cose, cerca noi stessi. Solo da qui, da questo primo dono, acquistano senso tutti gli altri doni che possiamo offrire al Signore. (E' Gesù che passa, 35)
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