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“Durante il viaggio verso Gerusalemme, Gesù attraversò la Samaria e la Galilea. Entrando in un villaggio, Gli vennero incontro dieci lebbrosi i quali, fermatisi a distanza, alzarono la voce, dicendo: “Gesù Maestro, abbi pietà di noi!”.
Appena li vide, Gesù disse: “Andate a presentarvi ai sacerdoti”. E mentre essi andavano, furono sanati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce; e si gettò ai piedi di Gesù per ringraziarLo. Era un Samaritano.
Nel Vangelo vengono riportati tanti miracoli; ma spesso a tali miracoli non corrispondono altrettante espressioni di ringraziamento.
Ovviamente, Gesù non cerca la gratitudine umana; egli vuole mostrare soprattutto che le promesse dei profeti si sono realizzate e che quei segni rivelano la pienezza dei tempi. Eppure, Egli si accorge che un samaritano torna a ringraziarLo, ed il Signore comprende che quell'uomo ha ricevuto ben più che una guarigione: egli ha aperto il cuore alla grazia, per cui si è reso conto che, Chi lo ha guarito, non è semplicemente un Taumaturgo. L'uomo ha fatto anche esperienza della salvezza.
Le grazie che riceviamo devono spingerci ad entrare in un dinamismo di ringraziamento e di gratitudine, altrimenti non servono.
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