" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "

" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "
"Piena di grazia Ti chiamo perchè la grazia Ti riempie; e se potessi, molta più grazia Ti darei. Il Signore è con Te, anche più di quanto Tu sia con Dio; la Tua Carne non è più Carne Tua, il Tuo Sangue è per due. E benedetta sarai tra tutte le donne, perchè, se sei Madre di tutti, chi potrebbe non amarTi?"

4 marzo 2009

Contributo 2

1. Quaresima, tempo di silenzio

Spesso abbiamo paura del silenzio: ci sembra che indichi solitudine e depressione. Il silenzio ci pare un abisso vuoto che dobbiamo riempire ad ogni costo con un rumore qualsiasi. Così usiamo televisione, radio, telefono, cellulare, internet, per affollare le nostre giornate di suoni, immagini, parole spesso inutili e banali. Scrive Bruno Ferrero, un narratore da poco scomparso:

Miliardi di parole, ogni giorno, ci investono, ci trafiggono, ci soffocano. Saper parlare è un gran dono. Perché l'uomo non dica troppi spropositi, Dio gli ha donato dieci dita perché possa ricordare i suoi saggi consigli:

che la tua prima parola sia buona,
che la tua seconda parola sia vera,
che la tua terza parola sia giusta,
che la tua quarta parola sia generosa,
che la tua quinta parola sia coraggiosa,
che la tua sesta parola sia tenera,
che la tua settima parola sia consolante,
che la tua ottava parola sia accogliente,
che la tua nona parola sia rispettosa.
E la tua decima parola sia saggia.
Poi, taci!

E’ vero che esistono silenzi che hanno le radici nel male: silenzi di antipatia, di rancore, di risentimento, di odio; oppure silenzi di vigliaccheria, di omertà, di complicità. Tuttavia esiste anche un silenzio altamente positivo, che è condizione necessaria per ascoltare gli altri e soprattutto l’Altro.
La Quaresima è il tempo più opportuno per abbattere i nostri muri di silenzi egoistici e per costruire invece quel Silenzio del cuore che ci permette di svuotarci delle parole inutili e riempirci della Parola, che ci permette di liberarci dei suoni frastornanti per ascoltare il dolce soffio dello Spirito.

2. Il Silenzio come luogo dell'incontro con Dio

Dio Padre dice una sola Parola.
Questa Parola è il suo Figlio.
Egli la pronuncia instancabilmente in un silenzio eterno,
e nel silenzio l’anima deve ascoltarla.
(San Giovanni della Croce)

Dunque, se vogliamo ascoltare il Signore e accogliere la sua Parola, dobbiamo innanzitutto fare silenzio.
Per prima cosa dobbiamo stabilire il Silenzio esteriore. Cominciamo a ridurre tutti i rumori esterni: riduciamo il tempo davanti al televisore, riduciamo i tempi che trascorriamo in luoghi affollati, riduciamo le letture e le conversazioni inutili. Riduciamo anche il tono della voce e, nelle nostre attività quotidiane, riduciamo il fracasso e i movimenti agitati e frenetici.
La seconda fase è stabilire il Silenzio interiore. Spesso continuiamo a discutere nella nostra anima (con noi stessi o con compagni immaginari), anche quando non apriamo bocca. Entriamo invece nella stanza del nostro cuore, chiudiamo la porta e facciamo tacere i nostri pensieri, i nostri giudizi, i nostri ragionamenti. Facciamo tacere le nostre critiche, la nostra curiosità, la nostra volontà. Facciamo tacere i nostri ricordi: quella persona mi ha fatto quel torto, i miei genitori mi hanno trascurato, quell’amico mi ha tradito… Facciamo tacere la nostra autocommiserazione: come è difficile la mia vita, come è pesante la mia croce… Facciamo tacere tutte le preoccupazioni e consegniamoci con fiducia nelle mani del Signore: “Gesù, pensaci tu”.
Non è facile per noi costruire il Silenzio; per questo dobbiamo chiedere l’aiuto di Dio e ripetere con il salmo 140:
Poni, Signore, una custodia alla mia bocca,
sorveglia la porta delle mie labbra. (Sal 140,3)
Come notava già S. Agostino, la bocca e le labbra non sono solo quelle del corpo, ma anche e soprattutto quelle del cuore. Il Silenzio esteriore e interiore è dunque un dono da chiedere al Signore con costanza e fiducia.
Quando le parole e i pensieri finalmente si fermano, lodiamo Dio in un silenzio di stupore e di ammirazione. Stiamo con Lui in silenzio adorante. Questa è la preghiera del Cielo: stare alla di Lui Presenza in esultanza e in adorazione silenziosa. Viviamo in intimità d’amore con il nostro Dio: fermiamoci nel silenzio del cuore e assaporiamo l’Amore che il Signore versa in noi. Accogliamolo e accoglieremo la Pace… la Gioia… In quel silenzio ascoltiamo la Sua voce che ci parla, e ancora in quel silenzio rispondiamoGli e chiamiamoLo; se noi lo vogliamo, inizierà per noi l’avventura più straordinaria della nostra vita.

3. Il silenzio nel Vangelo domenicale di marzo

I domenica: “Lo Spirito sospinse Gesù nel deserto” (Mc 1,12)
Il deserto è il luogo della tentazione ma anche del silenzio e della preghiera
. Come per Gesù, anche per noi è lo Spirito Santo che ci sospinge nel nostro deserto interiore. Lì possiamo vincere la tentazione con la preghiera più vera, quella che nasce dal silenzio della nostra anima, in cui possiamo ascoltare le parole d’amore di Dio: “la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore” (Os 2, 16).

II domenica: “Questi è il Figlio mio, l’amato: ascoltatelo!” (Mc 9,7)
Il silenzio è la condizione necessaria per l’ascolto.
Quando nel silenzio del cuore avremo realizzato l’invito del Padre ad ascoltare il suo Figlio, allora sapremo seguirlo sulla via della Croce che porta alla Risurrezione e allora anche il nostro volto potrà essere il riflesso del Volto trasfigurato e radioso di Cristo.

III domenica: “Non fate della casa del Padre mio un mercato!” (Gv. 2,16)
Il comando sdegnato di Gesù può riguardare anche le nostre chiese, quando a volte il brusio
distratto soffoca il silenzio che si conviene al luogo sacro. Ma il rimprovero riguarda soprattutto il tempio interiore del nostro cuore che spesso, invece che dal silenzio, è abitato dalla confusione e dal chiasso di un mercato, dove trasformiamo la preghiera in una specie di contrattazione o di compravendita con Dio.

IV domenica: “Dio ha mandato il Figlio perché il mondo si salvi” (Gv 3,17)
Il popolo ebreo, nella schiavitù di Babilonia, era chiuso in un triste silenzio, incapace anche di cantare al Signore: “Come cantare i canti del Signore in terra straniera?” (Sal 137,4). Ma il Padre, nel suo immenso amore per noi, ha mandato Gesù per liberarci dalla schiavitù del peccato, così la nostra lingua si scioglie nel canto di gioia e di lode dei salvati.

V domenica: “Se il chicco di grano muore, produce molto frutto” (Gv 12,24)
E’ nel silenzio che il chicco marcisce sotto terra; non si lamenta il chicco, né discute o si ribella, ma tace mentre si consuma per generare nuova vita.
Dal chicco dobbiamo imparare questa lezione di silenzio, che è anche lezione di umiltà e mitezza nell’offrire la nostra vita e la nostra sofferenza per amore. Gesù ci ha dato l’esempio: “era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori e non aprì la sua bocca” (Is 53,7). Il morire silenziosamente a noi stessi, uniti al Crocifisso, rende fecondo il dono della vita.

4. Il silenzio di Giuseppe

Nel mese di marzo celebriamo la solennità di S. Giuseppe, vero maestro di silenzio. I Vangeli non riportano neppure una parola detta da lui, ma solo quello che “fece”, sempre in fiduciosa obbedienza alla volontà di Dio.
Già al momento della sua “annunciazione”, Giuseppe non parlò, ma semplicemente “fece come gli aveva ordinato l’angelo del Signore” (Mt 1,24). Per tutta la vita continuò poi a svolgere “azioni” secondo il progetto del Signore e sempre avvolte dal silenzio. Nei Vangeli non leggiamo sue parole né quando con Maria da Nazaret andò a Betlemme per il censimento, né quando nacque il Bambino, né alla circoncisione e alla presentazione di Gesù al tempio, né in occasione della fuga in Egitto, né al ritorno in Galilea, né nel quieto svolgimento della vita familiare e del suo lavoro di carpentiere a Nazaret, né durante lo smarrimento e successivo ritrovamento di Gesù dodicenne, né dopo.
Giovanni Paolo II disse di S.Giuseppe (udienza mercoledì 19 marzo 2003):
"in pochi ma significativi tratti gli evangelisti lo descrivono come custode premuroso di Gesù, sposo attento e fedele, che esercita l'autorità familiare in un costante atteggiamento di servizio. Null'altro di lui ci raccontano le Sacre Scritture, ma in questo silenzio è racchiuso lo stile stesso della sua missione: un’esistenza vissuta nel grigiore della quotidianità, ma con una sicura fede nella Provvidenza".
In questo silenzio di Giuseppe, possiamo capire meglio la definizione che dà di lui il Vangelo di Matteo: era uomo “giusto” (Mt 1,19). Giuseppe è uomo giusto perché, nel suo silenzio, è sempre in ascolto del Signore e pronto ad obbedire ad ogni Suo comando. È uomo giusto perché, nel suo silenzio, non fa obiezioni a Dio ma agisce con fede incondizionata. È uomo giusto perché, nel suo silenzio, è sempre immerso nella contemplazione del mistero: la Parola fatta carne in quel Bambino, poi Adolescente, infine Uomo, di cui Dio lo aveva chiamato ad essere padre putativo. Con il suo silenzio, Giuseppe sintetizza mirabilmente vita attiva e contemplativa.
“Nel silenzio e nell’abbandono confidente sta la vostra forza” (Is 30,15)
San Giuseppe ha vissuto fino in fondo questa verità. Mettiamoci dunque alla sua scuola e cerchiamo di imitare quel raccoglimento, quella calma, quella fiducia, quell’ascolto, quell’obbedienza, quell’unione al Signore. Per intercessione di San Giuseppe, chiediamo il dono del silenzio perché, come dice S. Bernardo, "il silenzio è nostro custode e la nostra forza risiede in lui; il silenzio è il fondamento della vita spirituale, per mezzo di esso si acquisisce la giustizia e la virtù: parlate poco con gli uomini e sperate molto in Dio". La via della santità passa per il silenzio.

5. Il silenzio di Maria

Un altro appuntamento fondamentale in questo mese di marzo è la solennità dell’Annunciazione, che celebra quel “Eccomi, sono la serva del Signore” (Lc 1, 38) da cui è iniziata la nostra redenzione.
La scena del dialogo tra l’arcangelo Gabriele e la Vergine, riportata dal Vangelo di Luca, potrebbe sembrare poco adatta come punto di partenza per riflettere sul silenzio di Maria; forse che in quell’occasione la promessa sposa di Giuseppe non parlò?
In fondo, poco oltre lo stesso Vangelo riporta per due volte una annotazione ben più diretta sul tacere della Madonna: “serbava tutte queste cose nel suo cuore” (Lc 2,19 e 2,51). Perché allora non iniziare da questa frase?
In effetti è proprio l’Annunciazione che per prima presuppone il silenzio. Proprio perché Maria era già immersa nel silenzio contemplativo, può ascoltare la voce del messaggero di Dio; è dal silenzio del suo cuore che scaturiscono le sue parole di adesione totale alla Volontà del Padre; è infine nel silenzio del suo grembo che accoglie la Parola fatta carne. L’Annunciazione presenta quindi il perfetto rapporto di silenzio – ascolto – risposta.
Non è il parlare che rompe inevitabilmente il silenzio.
Il silenzio è la sede della Parola di Dio, e se, quando parliamo, accogliamo ed echeggiamo quella Parola, non cessiamo di tacere. (Madeleine Delbrel)
In questo senso, Maria non spezza il silenzio neppure quando parla, nelle sole quattro occasioni registrate dai Vangeli: oltre che nell’Annunciazione, anche nel canto del Magnificat, nel ritrovamento di Gesù dodicenne al tempio, infine alle nozze di Cana dove ci lascia il suo testamento spirituale con l’invito “Fate quello che vi dirà” (Gv 2,5).
Quando, immersi nel frastuono della nostra vita, abbiamo difficoltà a stabilire nel nostro cuore quel silenzio in cui far risuonare la Parola, allora guardiamo Maria, imitiamo Maria, amiamo Maria, preghiamo Maria. Quando ci sembra di non saper sfuggire all’inferno del rumore, il suo Cuore Immacolato sia il nostro rifugio, quel Cuore che “serbava tutte quelle cose” come uno scrigno silenzioso. Preghiamo, usando parole di don Tonino Bello:
Santa Maria, donna del silenzio, riportaci alle sorgenti della pace. Liberaci dall'assedio delle parole. Facci comprendere che, solo quando avremo taciuto noi, Dio potrà parlare. Spiegaci il senso profondo di quel brano della Sapienza: «Mentre un profondo silenzio avvolgeva tutte le cose, e la notte era a metà del suo corso, la tua Parola onnipotente dal cielo, dal tuo trono regale, scese sulla terra...»(Sap 18,14)

6. Il silenzio è…

Il silenzio è mitezza
quando non rispondi alle offese,
quando non reclami i tuoi diritti,
quando lasci la tua difesa a Dio.
Il silenzio è misericordia
quando non infierisci sulle colpe dei fratelli,
quando dimentichi senza frugare nel passato,
quando il tuo cuore non condanna, ma perdona.
Il silenzio è pazienza
quando soffri senza lamentarti,
quando non cerchi d'esser consolato, ma consoli,
quando attendi che il seme germogli lentamente.
Il silenzio è umiltà
quando accogli nel segreto il dono di Dio,
quando non opponi resistenza all'arroganza,
quando lasci ad altri la gloria e il merito.
Il silenzio è fede
quando ti fermi a contemplare il Suo volto,
quando ascolti la Sua presenza nella bufera,
quando taci, perché Egli parli al tuo cuore.
Il silenzio è adorazione
quando non chiedi il "perché" nella prova,
quando t'immergi nella sua volontà,
quando dici: "Tutto è compiuto".
(P. Frederick William Faber)

Il silenzio è come un carro di fuoco che porta l'anima al cielo come fu portato il profeta Elia.
O silenzio! felicità delle anime interiori, scala del cielo, strada del regno di Dio.
O silenzio! specchio in cui il peccatore vede i suoi peccati, principio di luce, di mitezza, di umiltà.
O silenzio! porto sicuro dove si trova la tranquillità dell'anima, scuola della lettura, dell'orazione, della contemplazione, aiuto per acquistare tutte le virtù e sorgente di ogni bene. (S. Giovanni Crisostomo)

7. Il silenzio liturgico

Il Signore risiede nel suo tempio santo;
taccia davanti a lui tutta la terra" (Ab 2, 20)
Durante la celebrazione della Messa sono previsti alcuni momenti di silenzio, necessari per una vera e completa partecipazione alla liturgia. Purtroppo a volte questi momenti di silenzio sono trascurati dal celebrante; altre volte sono rispettati, ma i fedeli li vivono con un certo imbarazzo e qualcuno si distrae perché non sa che fare o pensare. Conoscerne il significato, quindi, è utile per scoprirne il valore prezioso e così beneficiarne.
I momenti più importanti del silenzio liturgico durante la Messa sono:
· all’atto penitenziale (quando il sacerdote invita a riconoscerci peccatori): il silenzio ci aiuta a entrare nel profondo della nostra anima, per misurare il nostro peccato davanti all’immensità dell’Amore di Dio;
· prima della Colletta (quando il sacerdote dice “Preghiamo”): il silenzio ci aiuta a raccogliere le nostre personali intenzioni di preghiera per presentarle al Signore tramite il sacerdote;
· durante la liturgia della Parola: prima, durante e dopo ogni lettura, e in particolare dopo l’omelia, il silenzio ci aiuta a ringraziare il Signore per la Parola che ci dona e ad accoglierla per farla fruttificare in noi; la Parola si ode nel silenzio e in esso produce la sua fecondità;
· dopo la comunione: il silenzio ci aiuta a offrire una preghiera di adorazione, di lode, di benedizione e di ringraziamento al Signore per il dono del suo Corpo e Sangue.
Il silenzio liturgico, dunque, aiuta a creare in noi una vigile presenza, un sacro raccoglimento, un’interiorizzazione della Parola di Dio, un dialogo personale con il Signore che viene ad abitare in noi. Il silenzio liturgico ci tiene per un momento la bocca chiusa perché così, quando la apriamo per dire o cantare con tutta l’assemblea la nostra risposta a Dio, le nostre parole diventino più autentiche e vere.
Durante la celebrazione, il silenzio è segno dello Spirito Santo, della Sua presenza e della Sua azione perché ogni fedele si disponga all’ascolto e alla contemplazione. Lo Spirito parla nel silenzio e apre la mente alla comprensione, invita il cuore ad accogliere, suggerisce le parole nella preghiera, insegna a riconoscere che tutto nella liturgia è un dono del Cielo. Nel silenzio lo Spirito trasforma l’assemblea nel suo complesso e ogni singolo fedele, aiutandoli a incontrare Dio e a portarLo agli altri nella testimonianza della vita di ogni giorno.

8. Devozioni di Marzo

Il mese di Marzo è dedicato a S. Giuseppe. In questo mese onoriamo in modo speciale questo grandissimo santo con qualcuna delle belle devozioni che la tradizione ci offre: il Sacro Manto, i Sette dolori e sette gioie di S. Giuseppe, il Rosario a S. Giuseppe, la preghiera A te, o beato Giuseppe (indulgenza parziale). Ogni mercoledì, il giorno della settimana dedicato a lui, offriamo qualche opera buona come segno della nostra venerazione e, se possibile, accostiamoci alla santa Comunione. Inoltre la Solennità di S. Giuseppe è il 19 marzo; prepariamoci con la NOVENA DI S. GIUSEPPE (dal 10 al 18 marzo).

In questo mese celebriamo anche la Solennità dell’Annunciazione il 25 marzo. Prepariamoci con la NOVENA DELL’ANNUNCIAZIONE (dal 16 al 24 marzo), usando il seguente testo:
1.«Entrando da lei (l’angelo) disse: “Ti saluto, o piena di grazia, il Signore è con te”» (Lc 1,28). Sia benedetto, o Maria, il saluto celeste che l’Angelo di Dio Ti rivolse nell’Annunciazione. Ave Maria
2. «…Ti saluto, o piena di grazia» (Lc 1,28). Sia benedetta, o Maria, la grazia sublime di cui l’Angelo di Dio Ti dichiarò piena. Ave Maria
3.«L’Angelo le disse: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”» (Lc 1,30-31). Sia benedetto, o Maria, il lieto annuncio che l’Angelo di Dio Ti recò dal cielo. Ave Maria
4.«Allora Maria disse: “Eccomi, sono la serva del Signore”» (Lc 1,38). Sia benedetto, o Maria, il saluto celeste che l’Angelo di Dio Ti rivolse nell’Annunciazione. Ave Maria
5. «Avvenga di me quello che hai detto» (Lc 1,38). Sia benedetta, o Maria, la perfetta adesione con cui rispondesti alla Volontà di Dio. Ave Maria
6.«La vergine concepirà e partorirà un figlio» (Is 7,14). Sia benedetto, o Maria, l’angelica purezza con cui accogliesti nel tuo seno il Verbo di Dio. Ave Maria
7. «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini» (Gv 1,4). Sia benedetto, o Maria, il beato momento in cui il Figlio di Dio si vestì della tua carne. Ave Maria
8. «A che debbo che la madre del mio Signore venga a me?» (Lc 1,43). Sia benedetto, o Maria, l’attimo sublime in cui divenisti Madre del Figlio di Dio. Ave Maria
9.«Il Signore è mia luce e mia salvezza» (Sal 27,1). Sia benedetto, o Maria, il tanto atteso momento in cui iniziò la salvezza umana con l’Incarnazione del Figlio di Dio. Ave Maria
- Ave Maria, piena di grazia. - Il Signore è con Te!
Preghiamo:
O Dio che tramite l’annuncio dell’Angelo ci hai fatto conoscere l’incarnazione del tuo Verbo nel grembo verginale di Maria, Ti preghiamo di guidarci fino a Te per i meriti della Passione e della Croce di tuo Figlio e nostro Signore Gesù Cristo e per l’intercessione dell’Immacolata sempre Vergine Maria, sua e nostra tenera Madre.

(fonte: www.piccolifiglidellaluce.it)

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