Mara Santangelo: «Avevo tutto ma non ero felice»
La tennista italiana, campionessa del mondo nel 2006, racconta a Leiweb la promessa che l'ha aiutata ad arrivare alla finale di Wimbledon nonostante una grave malformazione ai piedi. E quel viaggio a Medjugorje che oggi le ha ridato la serenità
“Mi sono dovuta operare e da lì, dopo un periodo di riflessione, c’è stato il mio primo viaggio a Medjugorje che mi ha cambiato completamente la vita. Subito dopo ho abbandonato il professionismo”
Ha raggiunto le vette del tennis mondiale sia nel singolare che nel doppio. Nel 2006 è diventata "campione del mondo" vincendo la Fed Cup con la nazionale femminile. Sembrava che la carriera e la vita di Mara Santangelo fossero perfette. Successi sportivi, popolarità, denaro. E invece la tennista italiana non era felice. Una malformazione ai piedi che si portava dietro fin dalla nascita l’ha costretta, in dodici anni di professionismo, a convivere con dolori lancinanti. Sofferenze che lei ha sopportato per mantenere una promessa fatta, anni prima, alla persona più importante della sua vita: sua madre, scomparsa quando lei era ancora adolescente. Mara ne ha parlato nel libro Te lo prometto (Piemme), un racconto di pancia, commovente e sferzante al tempo stesso. Da quando ha lasciato il professionismo, agli inizi del 2011, per la Santangelo è iniziata una nuova vita, fatta di spiritualità ed equilibrio. Siamo andati a scoprire cosa l’ha aiutata a trovare la serenità.
Se è arrivata all'apice del tennis mondiale è per mantenere una promessa. Quale?
«Avevo dieci anni e tra le braccia di mia mamma, guardando in tv un match di Martina Navratilova, le promisi che un giorno sarei diventata come lei e avrei calcato il centrale di Wimbledon. Mia madre è scomparsa sei anni dopo. E questa promessa mi ha portato a lottare e ad andare contro tutto e tutti per realizzarla».
Perché contro tutto e tutti?
«Perché sono nata con una malformazione ai piedi e quindi ho dovuto affrontare tanta sofferenza fisica per dedicarmi al tennis a livello professionistico. Non c'è stato match della mia carriera che non abbia giocato con dolori lancinanti ai piedi. E non è stato da meno il dolore dell'animo, quello generato dalla perdita di mia mamma. È stata una donna straordinaria, che mi ha cresciuta trasmettendomi una serie di valori che io ho portato poi sempre con me».
E lei alla fine ha mantenuto la promessa ed è arrivata sul centrale di Wimbledon.
«Sì, nel 2005. Con sentimenti contrastanti: da una parte la gioia di aver mantenuto la promessa, dall’altra la disperazione per non aver portato a termine il match contro la Williams per l’eccessivo dolore fisico».
Chi le è stato più vicino in questi dodici anni di carriera?
«Il mio allenatore è stata una figura importante per me. Ne parlo molto nel libro, perché è stata la persona che meglio ha compreso la mia sofferenza e la mia solitudine mentre giravo per il mondo per giocare i tornei. Purtroppo la mia famiglia non ha mai potuto starmi a fianco fisicamente, ma solo moralmente. Purtroppo nel tennis non possono trasparire i tuoi punti deboli, non puoi raccontare le tue sofferenze a una collega, perché poi il giorno dopo, in campo, la potresti ritrovare come avversaria e potrebbero essere sfruttati contro di te».
Non ha mai pensato di mollare tutto?
«Tante volte. Però era come se dal cielo arrivassero dei segnali chiari che non dovevo farlo.Purtroppo nel momento più bello della mia carriera, quando ho raggiunto la 27ª posizione della classifica mondiale nel singolare, ho avuto un altro problema al piede causato dalla postura. Mi sono dovuta operare e da lì, dopo un periodo di riflessione, c’è stato il mio primo viaggio a Medjugorje che mi ha cambiato completamente la vita. Subito dopo ho abbandonato il professionismo».
Cos’ha cambiato in lei questo viaggio?
«Andando a Medjugorje ho avuto la certezza e la conferma che la mia strada dovesse essere un’altra. Ho lasciato il tennis per intraprendere questo percorso spirituale. Pensi che prima non sapevo nemmeno cosa ci fosse a Medjugorje. Nella mia vita c’era poco di spirituale. Ancora oggi questo percorso continua a darmi felicità, quella che non avevo prima. Quando giocavo, pur avendo denaro e fama, non ero felice. Non sentivo la pace dentro di me. Oggi sto bene. Ho lasciato la ricchezza, i riflettori, i tornei prestigiosi, cose che molti pensano esser tutto nella vita, ma mi sento più felice».
Oggi, però, non solo la fede occupa la sua vita. Da settembre è entrata a far parte della Federazione Italiana Tennis e da pochi giorni è consigliera del Coni.
«È sempre stato il mio sogno continuare a lavorare dietro le quinte per il tennis italiano, cercando di dare un supporto in base alla mia esperienza. Sono contenta di avere la fiducia del Coni e della Federazione».
Ci sveli un segreto. Come fa a mantenersi ancora così in forma?
«Ogni tanto gioco a tennis. Ma gli impegni non me lo permettono assiduamente. Così cerco di andare spesso in palestra e di praticare altri sport, sempre nei ritagli di tempo».
Se è arrivata all'apice del tennis mondiale è per mantenere una promessa. Quale?
«Avevo dieci anni e tra le braccia di mia mamma, guardando in tv un match di Martina Navratilova, le promisi che un giorno sarei diventata come lei e avrei calcato il centrale di Wimbledon. Mia madre è scomparsa sei anni dopo. E questa promessa mi ha portato a lottare e ad andare contro tutto e tutti per realizzarla».
Perché contro tutto e tutti?
«Perché sono nata con una malformazione ai piedi e quindi ho dovuto affrontare tanta sofferenza fisica per dedicarmi al tennis a livello professionistico. Non c'è stato match della mia carriera che non abbia giocato con dolori lancinanti ai piedi. E non è stato da meno il dolore dell'animo, quello generato dalla perdita di mia mamma. È stata una donna straordinaria, che mi ha cresciuta trasmettendomi una serie di valori che io ho portato poi sempre con me».
E lei alla fine ha mantenuto la promessa ed è arrivata sul centrale di Wimbledon.
«Sì, nel 2005. Con sentimenti contrastanti: da una parte la gioia di aver mantenuto la promessa, dall’altra la disperazione per non aver portato a termine il match contro la Williams per l’eccessivo dolore fisico».
Chi le è stato più vicino in questi dodici anni di carriera?
«Il mio allenatore è stata una figura importante per me. Ne parlo molto nel libro, perché è stata la persona che meglio ha compreso la mia sofferenza e la mia solitudine mentre giravo per il mondo per giocare i tornei. Purtroppo la mia famiglia non ha mai potuto starmi a fianco fisicamente, ma solo moralmente. Purtroppo nel tennis non possono trasparire i tuoi punti deboli, non puoi raccontare le tue sofferenze a una collega, perché poi il giorno dopo, in campo, la potresti ritrovare come avversaria e potrebbero essere sfruttati contro di te».
Non ha mai pensato di mollare tutto?
«Tante volte. Però era come se dal cielo arrivassero dei segnali chiari che non dovevo farlo.Purtroppo nel momento più bello della mia carriera, quando ho raggiunto la 27ª posizione della classifica mondiale nel singolare, ho avuto un altro problema al piede causato dalla postura. Mi sono dovuta operare e da lì, dopo un periodo di riflessione, c’è stato il mio primo viaggio a Medjugorje che mi ha cambiato completamente la vita. Subito dopo ho abbandonato il professionismo».
Cos’ha cambiato in lei questo viaggio?
«Andando a Medjugorje ho avuto la certezza e la conferma che la mia strada dovesse essere un’altra. Ho lasciato il tennis per intraprendere questo percorso spirituale. Pensi che prima non sapevo nemmeno cosa ci fosse a Medjugorje. Nella mia vita c’era poco di spirituale. Ancora oggi questo percorso continua a darmi felicità, quella che non avevo prima. Quando giocavo, pur avendo denaro e fama, non ero felice. Non sentivo la pace dentro di me. Oggi sto bene. Ho lasciato la ricchezza, i riflettori, i tornei prestigiosi, cose che molti pensano esser tutto nella vita, ma mi sento più felice».
Oggi, però, non solo la fede occupa la sua vita. Da settembre è entrata a far parte della Federazione Italiana Tennis e da pochi giorni è consigliera del Coni.
«È sempre stato il mio sogno continuare a lavorare dietro le quinte per il tennis italiano, cercando di dare un supporto in base alla mia esperienza. Sono contenta di avere la fiducia del Coni e della Federazione».
Ci sveli un segreto. Come fa a mantenersi ancora così in forma?
«Ogni tanto gioco a tennis. Ma gli impegni non me lo permettono assiduamente. Così cerco di andare spesso in palestra e di praticare altri sport, sempre nei ritagli di tempo».
Nessun commento:
Posta un commento
scrivi qui il tuo commento: