" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "

" O MARIA CONCEPITA SENZA PECCATO, PREGA PER NOI CHE RICORRIAMO A TE! "
"Piena di grazia Ti chiamo perchè la grazia Ti riempie; e se potessi, molta più grazia Ti darei. Il Signore è con Te, anche più di quanto Tu sia con Dio; la Tua Carne non è più Carne Tua, il Tuo Sangue è per due. E benedetta sarai tra tutte le donne, perchè, se sei Madre di tutti, chi potrebbe non amarTi?"

9 febbraio 2010

S. BERNADETTE SOUBIROUS, LA MESSAGGERA DELL'IMMACOLATA

Era nata nel 1844 in un gruppetto di cinque mulini, distanziati tra loro qualche decina di metri: il penultimo era quello affidato a Francesco Soubirous e alla sua famiglia.
I Soubirous sembravano perseguitati dalla sventura: quella che al principio era una dignitosa povertà si andava sempre più tramutando in miseria: i tempi erano brutti, scarsi i raccolti, cattivi gli affari, e i debiti si andavano accumulando. Quando Bernadette ha dieci anni, il papà non riesce più a pagare l'affitto del suo mulino e da padrone diventa manovale.
L'anno dopo infuria il colera che colpisce anche la bambina; l'anno dopo ancora con la carestia si presenta lo spettro della fame. I Soubirous finiscono per alloggiare nel buio e fetido pianoterra di una antica prigione, il Cachot: un buco umido e malsano.
A 12 anni Bernadette è mandata a servizio, gratuitamente, purché la sfamino (difatti i padroni, giorno dopo giorno, le danno una pasta di granturco che la piccola non riesce nemmeno a digerire).
Non mancano i maltrattamenti che ella sopporta senza lamentarsi perché - dice - "quando si pensa che il Buon Dio lo permette, non ci si lamenta".
Di catechismo nemmeno parlarne. A dire il vero la padrona ha promesso di insegnarglielo, ma ci rinuncia presto:
"Sei troppo stupida. Non potrai mai fare la prima Comunione".
Intanto, a casa, miseria produce miseria: spesso il papà è senza lavoro e, quando in paese rubano due sacchi di farina, il dito si punta su di lui, perché è il più povero. Così Francesco Soubirous finisce in prigione, solo per pochi giorni perché viene presto scagionato, ma intanto un po' di cattiva fama gli resta appiccicata addosso, e il cuore si intristisce.
Bernadette torna a casa: il pensiero della prima Comunione non l'abbandona e il curato ha promesso di insegnarle almeno le nozioni più elementari (anche se poi dirà scandalizzato: "Non sa nemmeno che esiste il Mistero della Trinità!").
Ecco il misero quadro, l'umile e triste frammento di storia e di mondo, cui la Vergine si rivolge quando decide di venire sulla terra. È cosi triste che sembra si voglia esagerare se si aggiunge che proprio in quell'anno la tubercolosi ha cominciato a distruggere il corpo di Bernadette.
Certamente il gioco dei razionalisti qui è facile: basterà dire che tanta miseria ha provocato l'illusione del cielo che si apre sulla terra, che la frustrazione si compensa con la finzione, che la ragazzina miserabile gioca a fare la santa come le bimbe povere giocano a fare le principesse. Ed è infatti proprio quello che tutti dissero subito: all'osteria del paese e nei caffè parigini, appena la notizia si sparse.
Dimenticando comunque l'essenziale: che
la storia può veramente essere guardata anche dall'altra parte, esattamente dal punto da cui la guardò la Vergine Santa quando scelse, come appunto farebbe una madre, una tra le Sue figlioline più sofferenti della terra.
E comunque l'obiezione degli "illuminati" (e le loro volgari allusioni) crolleranno sempre, come contro una pietra, di fronte alla statura morale, piena di dignità, di equilibrio, di incredibile forza e tenacia, di questa ragazzina: non accetterà mai né onori né tanto meno denaro: ogni volta che le offriranno soldi li rifiuterà duramente; se qualcuno le metterà improvvisamente tra le mani qualche moneta d'oro la lascerà subito cadere per terra esclamando: "Mi brucia!"; e quando personalità o vescovi insisteranno per vederla, farà dire loro che farebbero meglio a restare nelle loro diocesi; e quando qualcuno cercherà almeno di toccarla o di tagliarle qualche pezzetto di veste come reliquia, dirà con la sua spiccia sincerità contadina: "Quanto siete imbecilli!". Ma torniamo a quei primi mesi del 1858, quando Bernadette è appena quattordicenne.
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CONTINUA

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