Il predicatore era in ritardo. Nella cappella del convento, le suore in attesa erano arrivate al quindicesimo mistero del Rosario, quando suonò il campanello della portineria.
Trafelato, il predicatore si scusò imbarazzato dicendo alla superiora che l’attendeva: “Mi dispiace, Madre, ma non sono riuscito a prepararmi…”.
“Non importa”, rispose la superiora, “parli pure a vanvera”.
La lingua più parlata nel mondo è “a vanvera”. Miliardi di parole, ogni giorno, ci investono, ci trafiggono, ci soffocano.
Saper parlare è un grande dono. Perché l’uomo non dica troppi spropositi Dio gli ha donato dieci dita perché possa ricordare i suoi saggi consigli:
“Che la tua prima parola sia buona.
Che la tua seconda buona sia vera.
Che la tua terza parola sia giusta.
Che la tua quarta parola sia generosa.
Che la tua quinta parola sia coraggiosa.
Che la tua sesta parola sia tenera.
Che la tua settima parola sia consolante.
Che la tua ottava parola sia accogliente.
Che la tua nona parola sia rispettosa.
E la tua decima parola sia saggia.
Poi, taci!”.
“Non importa”, rispose la superiora, “parli pure a vanvera”.
La lingua più parlata nel mondo è “a vanvera”. Miliardi di parole, ogni giorno, ci investono, ci trafiggono, ci soffocano.
Saper parlare è un grande dono. Perché l’uomo non dica troppi spropositi Dio gli ha donato dieci dita perché possa ricordare i suoi saggi consigli:
“Che la tua prima parola sia buona.
Che la tua seconda buona sia vera.
Che la tua terza parola sia giusta.
Che la tua quarta parola sia generosa.
Che la tua quinta parola sia coraggiosa.
Che la tua sesta parola sia tenera.
Che la tua settima parola sia consolante.
Che la tua ottava parola sia accogliente.
Che la tua nona parola sia rispettosa.
E la tua decima parola sia saggia.
Poi, taci!”.
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