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L'umiltà è un'altra buona strada per giungere alla pace interiore. —L'ha detto Lui: “Imparate da Me che sono Mite e Umile di cuore... e troverete pace nelle vostre anime”. (Cammino, 607)
L'umiltà è un'altra buona strada per giungere alla pace interiore. —L'ha detto Lui: “Imparate da Me che sono Mite e Umile di cuore... e troverete pace nelle vostre anime”. (Cammino, 607)
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Dov'è il Re dei giudei che è nato? Anch'io, spinto da questa domanda, contemplo ora Gesù adagiato in una mangiatoia, cioè in un posto adatto solo agli animali. Dove sono, Signore, la Tua regalità, il diadema, la spada, lo scettro? Gli appartengono, ma non ne fa uso; regna avvolto in fasce. È un Re che appare a noi inerme, indifeso; un piccolo Bambino. Come non ricordare le parole dell'Apostolo: "...spogliò Sè Stesso, assumendo la condizione di Servo...?".
Il Signore nostro si è Incarnato per manifestarci la volontà del Padre, e ci ammaestra fin dalla culla. Gesù ci cerca — con vocazione che è vocazione alla santità — affinché assieme a Lui portiamo a compimento la Redenzione. Ascoltiamo il Suo primo insegnamento: dobbiamo corredimere cercando non il trionfo sul nostro prossimo, ma su noi stessi. Ad imitazione di Cristo, dobbiamo annullarci e metterci al servizio degli altri, per condurli a Dio.
Dov'è il Re? Dove cercarLo se non là dove vuole regnare, cioè nel cuore, nel tuo cuore? Per questo si fa Bambino: chi non ama infatti una piccola creatura? Dov'è allora il Re, il Cristo che lo Spirito Santo cerca di formare nella nostra anima? Non può essere di certo nella superbia che ci separa da Dio, non nella mancanza di carità che ci isola. Lì Cristo non c'è; lì l'uomo resta solo.
Ai piedi di Gesù Bambino, nel giorno dell'Epifania, davanti a un Re che non porta segni esterni di regalità, noi diciamo: Signore, strappa la superbia dalla mia vita, distruggi il mio amor proprio, la mia smania di affermazione, di impormi sugli altri. Fa' che l'identificazione con Te sia il fondamento della mia personalità. (E' Gesù che passa, 31)
Dov'è il Re dei giudei che è nato? Anch'io, spinto da questa domanda, contemplo ora Gesù adagiato in una mangiatoia, cioè in un posto adatto solo agli animali. Dove sono, Signore, la Tua regalità, il diadema, la spada, lo scettro? Gli appartengono, ma non ne fa uso; regna avvolto in fasce. È un Re che appare a noi inerme, indifeso; un piccolo Bambino. Come non ricordare le parole dell'Apostolo: "...spogliò Sè Stesso, assumendo la condizione di Servo...?".
Il Signore nostro si è Incarnato per manifestarci la volontà del Padre, e ci ammaestra fin dalla culla. Gesù ci cerca — con vocazione che è vocazione alla santità — affinché assieme a Lui portiamo a compimento la Redenzione. Ascoltiamo il Suo primo insegnamento: dobbiamo corredimere cercando non il trionfo sul nostro prossimo, ma su noi stessi. Ad imitazione di Cristo, dobbiamo annullarci e metterci al servizio degli altri, per condurli a Dio.
Dov'è il Re? Dove cercarLo se non là dove vuole regnare, cioè nel cuore, nel tuo cuore? Per questo si fa Bambino: chi non ama infatti una piccola creatura? Dov'è allora il Re, il Cristo che lo Spirito Santo cerca di formare nella nostra anima? Non può essere di certo nella superbia che ci separa da Dio, non nella mancanza di carità che ci isola. Lì Cristo non c'è; lì l'uomo resta solo.
Ai piedi di Gesù Bambino, nel giorno dell'Epifania, davanti a un Re che non porta segni esterni di regalità, noi diciamo: Signore, strappa la superbia dalla mia vita, distruggi il mio amor proprio, la mia smania di affermazione, di impormi sugli altri. Fa' che l'identificazione con Te sia il fondamento della mia personalità. (E' Gesù che passa, 31)
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