E' la domanda che affiora più frequentemente sulle labbra sia di dotti che di semplici fedeli.
Sappiamo che la loro fu una convivenza matrimoniale vissuta nella verginità (cfr. Mt 1, 18-25), ossia un matrimonio verginale, ma un matrimonio comunque vissuto nella comunione più piena e più vera: "una comunione di vita al di là dell'eros, una sponsalità implicante un amore profondo ma non orientato al sesso e alla generazione" (S. De Fiores).
Se Maria vive di fede, Giuseppe non Le è da meno.
Se Maria è Modello di umiltà, in questa umiltà si specchia anche quella del Suo sposo.
Maria amava il silenzio, Giuseppe anche: tra loro due esisteva, nè poteva essere diversamente, una comunione sponsale che era vera comunione dei cuori, cementata da profonde affinità spirituali.
"La coppia di Maria e Giuseppe costituisce il vertice - ha detto Giovanni Paolo II -, dal quale la santità si espande su tutta la terra" (Redemptoris Custos, n. 7).
La coniugalità di Maria e Giuseppe, in cui è adombrata la prima "chiesa domestica" della storia, anticipa per così dire la condizione finale del Regno, divenendo in questo modo, già sulla terra, prefigurazione del Paradiso, dove Dio sarà tutto in tutti, e dove solo l'eterno esisterà, solo la dimensione verticale dell'esistenza, mentre l'umano sarà trasfigurato e assorbito nel divino.
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