Gesù vuole “vincere nell’uomo la solitudine e l’incomunicabilità create dall’egoismo”.
.Benedetto XVI ha affermato questa domenica che “il deserto più profondo” è il cuore umano quando non si relaziona con Dio e con il prossimo.
“Si diventa allora ciechi perché incapaci di vedere la realtà – ha detto il Papa durante la Messa sulla spianata di Valle Faul a Viterbo –; si chiudono gli orecchi per non ascoltare il grido di chi implora aiuto; si indurisce il cuore dell’indifferenza e nell’egoismo”.
Il "deserto", ha spiegato il Pontefice, “può evocare gli eventi drammatici, le situazioni difficili e la solitudine che segna non raramente la vita; il deserto più profondo è il cuore umano, quando perde la capacità di ascoltare, di parlare, di comunicare con Dio e con gli altri”.
Benedetto XVI ha quindi fatto riferimento al brano evangelico di San Marco letto durante la messa di questa domenica e che narra della guarigione del sordomuto, per spiegare che “l’ardente desiderio di Gesù” è quello “di vincere nell’uomo la solitudine e l’incomunicabilità create dall’egoismo, per dare volto ad una nuova umanità, l’umanità dell’ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con Dio”.
Questa “umanità buona”, ha concluso, è “una umanità senza discriminazioni, senza esclusioni così che il mondo sia veramente e per tutti campo di genuina fraternità nell'apertura e nell'amore per il Padre comune che ci ha creato e ci ha fatto i Suoi figli e le Sue figlie”.
“Si diventa allora ciechi perché incapaci di vedere la realtà – ha detto il Papa durante la Messa sulla spianata di Valle Faul a Viterbo –; si chiudono gli orecchi per non ascoltare il grido di chi implora aiuto; si indurisce il cuore dell’indifferenza e nell’egoismo”.
Il "deserto", ha spiegato il Pontefice, “può evocare gli eventi drammatici, le situazioni difficili e la solitudine che segna non raramente la vita; il deserto più profondo è il cuore umano, quando perde la capacità di ascoltare, di parlare, di comunicare con Dio e con gli altri”.
Benedetto XVI ha quindi fatto riferimento al brano evangelico di San Marco letto durante la messa di questa domenica e che narra della guarigione del sordomuto, per spiegare che “l’ardente desiderio di Gesù” è quello “di vincere nell’uomo la solitudine e l’incomunicabilità create dall’egoismo, per dare volto ad una nuova umanità, l’umanità dell’ascolto e della parola, del dialogo, della comunicazione, della comunione con Dio”.
Questa “umanità buona”, ha concluso, è “una umanità senza discriminazioni, senza esclusioni così che il mondo sia veramente e per tutti campo di genuina fraternità nell'apertura e nell'amore per il Padre comune che ci ha creato e ci ha fatto i Suoi figli e le Sue figlie”.
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