11 gennaio 2012

VI APPOGGERETE GLI UNI AGLI ALTRI


Se sai voler bene agli altri e diffondi questo affetto — carità di Cristo, fine, delicata — fra tutti, vi appoggerete gli uni agli altri: e chi sta per cadere si sentirà sostenuto — e sollecitato — da questa fraterna fortezza, per essere fedele a Dio. (Forgia, 148)
Giunge la Pienezza dei Tempi e per compiere questa missione non viene a noi un genio filosofico come Platone o Socrate, non si stabilisce sulla terra un potente conquistatore come Alessandro Magno. Nasce un Bambino a Betlemme. È il Redentore del mondo; e ancor prima di parlare ama con le opere. Non porta nessuna formula magica, perché sa che la salvezza che offre deve passare attraverso il cuore dell'uomo. E affinché ci innamorassimo di Lui e sapessimo accoglierLo nelle nostre braccia, le Sue prime azioni sono il sorriso e il pianto di un Bambino, il sonno inerme di un Dio Incarnato.
Ci rendiamo conto, una volta di più, che il Cristianesimo è fatto così. Se il cristiano non ama con le opere, è fallito come cristiano; ed è come dire che è fallito anche come uomo. Non puoi pensare agli altri come fossero dei numeri o degli scalini per arrampicarsi; oppure come fossero massa da esaltare o da umiliare, da adulare o disprezzare, a seconda dei casi. Prima di ogni altra cosa, devi pensare agli altri, a coloro che ti sono vicini, stimandoli per quello che sono: figli di Dio, con tutta la dignità di questo titolo meraviglioso.
Con i figli di Dio dobbiamo comportarci come figli di Dio: il nostro amore deve essere abnegato, quotidiano, ricco di mille sfumature di comprensione, di sacrificio silenzioso, di donazione nascosta. È questo il bonus odor Christi che faceva dire a quelli che vivevano tra i primi fratelli nella fede: guardate come si amano!
(E' Gesù che passa, 36)

Nessun commento:

Posta un commento

scrivi qui il tuo commento: